Verso il Natale 2016: il cioccolato

Continua il nostro viaggio “Verso il Natale 2016” alla scoperta dei prodotti enogastronomici perfetti per un cesto natalizio adatto a soddisfare tutti i gusti. Dopo avervi parlato di due dei dolci più tipici della tradizione delle feste, il panettone e il pandoro, e avervi presentato una delle prelibatezze più diffuse in tutta Italia, il torrone, vogliamo continuare all’insegna dei dolci sapori con il cioccolato.

Il cioccolato per noi italiani (e non solo) è una vera e propria passione, da gustare in ogni momento dell’anno e ovviamente anche a Natale. Di diverse forme, gusti e colori, dal cioccolato al latte, al cioccolato fondente, fino cioccolato bianco, questa leccornia fatta di zucchero, burro di cacao e latte non può di certo mancare in un cesto di natale che si rispetti.

Cioccolato per tutti i gusti

Molti sono i marchi, Italiani e non che da sempre sono sinonimo di eccellenza e qualità elevata nella produzione di cioccolato. Vediamo alcuni dei grandi produttori a cui potete rivolgervi se siete in cerca del cioccolatino perfetto per le feste.

  • Lindt: la tradizione di questo pilastro del cioccolato nasce nel lontano 1879 grazie alla passione Rodolphe Lindt, un pasticcere amante della bella vita e di tutti i suoi piaceri, primo fra tutti il cioccolato che a quel tempo era “duro da lavorare e duro da mangiare”. Da qui il suo desiderio di cerare un cioccolato morbido e finissimo, ottenuto tramite una lavorazione che dura per diversi giorni, attraverso il processo del concaggio che dona al cioccolato una “irresistibile scioglievolezza”, proprio come recita la classica pubblicità della Lindt. Molte sono le qualità di cioccolato del noto marchio svizzero, come le tavolette Lindor Latte, Lindor Extra Fondente e Lindor Fondente e la tavoletta Lindor Bianco, oppure i classici cioccolatini dal cuore morbido in varietà assortite da comporre a vostro piacere, tra cui spiccano quelli al latte, al cioccolato bianco, fondente e gianduia.
  • Ferrero: un marchio rigorosamente italiano, notto nel nostro Paese e non solo per i suoi cioccolatini ma più in generale per tutti i suoi prodotti dolciari, è Ferrero, azienda fondata nel 1946 da Pietro Ferrero ad Alba in Piemonte e riconosciuta nel 2009 dal Reputation Institute come il marchio più affidabile con la migliore reputazione a livello mondiale. Fermandoci esclusivamente alla produzione dei cioccolatini da inserire nel nostro cesto di Natale troviamo i tanto amanti Ferreo Rocher, lanciati sul mercato nel 1982, e realizzati con cioccolato, wafer e nocciole racchiusi in un guscio sottile e friabile. Per chi invece preferisce una nota alcolica abbiamo i Mon Cheri, caratterizzati da una croccante copertura di cioccolato fondente e ripieni di liquore e ciliegie. Abbiamo poi Raffaello con una copertura di scaglie di cocco e wafer e un ripieno di di crema e mandorle intere, e i Pocket Coffee, fatti di cioccolato e caffè 100% arabica.
  • Perugina (Nestlè): altro marchio storico del panorama dolciario italiano è Perugina che, come suggerisce il nome stesso, è stata fondata a Perugia nel 1907 e oggi fa parte del gruppo svizzero Nestlè. Il suo cioccolatino più noto e apprezzato è sicuramente il Bacio Perugina, tradizionalmente accompagnato da un messaggio romantico, ideale come regalo di San Valentino ma anche come prodotto da inserire in un tradizionale cesto natalizio. Diverse sono le proposte e le varianti come: il Bacio Perugina al Latte dalla carta azzurra, ricoperto di cioccolato al latte con all’interno una nocciola intera, crema al gianduia e granella di nocciole; il Bacio Perugina Bianco dalla carta blue, ricoperto da cioccolato bianco all’aroma di vaniglia; il Bacio Fondentissimo al 70% dalla carta nera, ricoperto da cioccolato fondente e semi di cacao. Abbiamo infine i Bacetti Perugina con la carta argento, un piccolo e dolce pensiero.

I marchi di cioccolatini da inserire in un cesto di Natale perfetto sono sicuramente molti altri, questo è solo un dolce assaggio. Alla prossima settimana con un nuovo appuntamento “Verso il Natale 2016”.

Verso il Natale 2016: il torrone

Continua il nostro cammino “Verso il Natale 2016” con tutti i prodotti alimentari che non possono assolutamente mancare in un perfetto cesto natalizio. Dopo avervi presentato il panettone e il pandoro è la volta di un altro dolce molto amato in tutta Italia: il torrone.

Fortemente legato al Natale, il torrone è un prodotto tipico di molte regioni del nostro Paese, realizzato con l’albume dell’uovo, il miele e lo zucchero, arricchito con mandorle tostate, noci, nocciole, anacardi e, a volte, frutta candita, ricoperto da due starti di ostia.

Esistono due diverse tipologie di torrone che si differenziano principalmente per la cottura dell’impasto. Il torrone duro o friabile con una cottura molto lunga che può durare anche 12 ore e il torrone tenero la cui cottura non deve mai superare le due ore per lasciare all’impasto la giusta umidità.

Come il pandoro anche il torrone è riconosciuto dal P.A.T (prodotti agroalimentari tradizionali italiani) nella sezione dedicata alle paste fresche e ai prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria italiana.

 La storia del torrone

Il torrone ha origini antichissime e controverse ma la maggior parte degli studiosi ritiene che si tratti di un dolce di origine araba, conosciuto con il nome di cubaita o giuggiolena e realizzato con miele e sesamo, che si e diffuso in Italia e in Spagna grazie alle rotte commerciali dei popoli d’oriente sul Mediterraneo.

In Spagna l’origine del torrone è legata alla città di Alicante, dove le prime trecce sono del XVI secolo. Qui troviamo il torrone di Jijona che si compone di mandorle tritate e miele unite ad albume d’uovo.

Cremona, la patria del torrone italiano

Torrone di Cremona

In Italia invece la storia del torrone è indissolubilmente legata alla città di Cremona. Qui, nel lontano 1441, durante il banchetto di nozze di Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti, fu servito ai commensali un dolce bianco fatto di mandorle, miele e albume d’uovo che riproduceva per forma il Torrazzo della città dal quale il dolce avrebbe poi preso il suo nome attuale.

Esistono inoltre documenti del cinquecento che attestano che il torrone era uno dei prodotti d’eccellenza della città, tanto da essere compreso fra le specialità gastronomiche che la Magnifica Comunità di Cremona inviava alle autorità spagnole e al senato di Milano in occasione delle festività natalizie.

Ogni anno, durante il mese di novembre, Cremona celebra l’antico dolce con la Festa del Torrone, una settimana ricca di appuntamenti culturali e gastronomici che animano tutta la città.

Un solo dolce, diverse regioni

Come dicevamo in precedenza oggi il torrone non viene prodotto più solo a Cremona, sono molte le regioni italiane dove questo dolce è ormai considerato un prodotto tipico della tradizione natalizia.

In Abruzzo troviamo ad esempio il Torrone di Guardiagrele tipico della provincia di Chieti, realizzato con mandorle tostate, zucchero, frutta candita e cannella e il Torrone tenero al cioccolato aquilano. In Calabria ne esistono moltissime varietà: il Torrone di Bagnara, il torrone a poglia con mandorle, il torrone di anacardi con zucchero, il torrone gelato (morbido, con aromi e zucchero colorato, mandorle e canditi) e il torrone Cupeta di Montepaone.

Ancora di più sono le versioni del torrone in Campania dove troviamo il torroncino di Roccagloriosa, il torrone croccante di San Marco dei Cavoti, il torrone di Benevento, il torrone di castagna, il torrone di Grottaminarda, il torrone di Ospetaletto d’Alpionolo e il torrone di Dentecane.

In Molise abbiamo invece il torrone del papa, nel Lazio il torrone di Alvito, nelle Marche il torrone di Camerino, la crostata di torrone il panetto di fichi di Monsampolo del Tronto (noto come torrone di fichi). Mentre in Piemonte troviamo la tradizionale versione del torrone di nocciole, in Sicilia il torrone di Caltanisetta (con mandorle intere e pistacchi) e nel Veneto il mandorlato di Cologna Veneta e il torrone di San Giovanni Lupatoto.

Concludiamo con la Sardegna, terra ricca di diverse varietà come: il torrone di Pattada, il torrone di Tonara, il torrone di Sinnai, il torrone di Tuili e il torrone di Giba.

Il nostro appuntamento “Verso il Natale 2016” dedicato al torrone di conclude, a presto con un nuovo prodotto per realizzare il cesto natalizio perfetto.

Legge Gadda: stop allo spreco alimentare

Cari amici di CDA, interrompiamo questa settimana il nostro percorso Verso il Natale 2016, con i prodotti alimentari più apprezzati durante le feste, per parlavi di un importante traguardo. Pochi giorni fa, il 2 agosto scorso, è stata approvata la Legge Gadda contro gli sprechi alimentari e farmaceutici.

Le novità introdotte dalla legge Gadda

Il provvedimento semplifica notevolmente l’insieme di parametri che regolano le donazioni di tutti gli alimenti invenduti ma, cosa ancora più importante, stabilisce la priorità del recupero dei prodotti alimentari da destinare a tutte le persone bisognose del nostro Paese.

Un percorso che ha coinvolto tutti i protagonisti che operano nel recupero e nella redistribuzione del cibo in eccedenza, facendosi si che questo non venga sprecato, primo fra tutti il Banco Alimentare nella figura del suo DG Marco Lucchini che ha personalmente espresso grande soddisfazione per l’approvazione della Legge Gadda.

 “Siamo davvero soddisfatti per l’approvazione definitiva della Legge Gadda contro lo spreco alimentare che rende l’Italia un Paese all’avanguardia in Europa e nel mondo”, le sue parole.

I punti più importanti

  • Creazione di un quadro normativo dove inserire le norme esistenti in tema di agevolazioni fiscali, la responsabilità civile e le procedure per la sicurezza igienico sanitaria.
  • Definizione chiara di operatore nel settore alimentare, soggetti cedenti, eccedenze alimentari, spreco alimentare, donazione, termine minimo di conservazione e data di scadenza.
  • Possibilità per le autorità di donare alimenti oggetto di contesa alle no profit.
  • Agevolazioni amministrative per i donatori semplificando i procedimenti per donare e distribuire prodotti alimentari.
  • Valore prioritario del recupero di alimenti per il consumo umano evitandone la distruzione.
  • Riconoscimento del Tavolo Coordinamento del MIPAAF per la consultazione di tutte le parti coinvolte nella lotta allo spreco e alla povertà alimentare: aumento di 2 milioni di euro della donazione del Fondo Nazionale per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti e per l’acquisto di prodotti a loro destinati.
  • Campagne di comunicazione sulla RAI per incentivare le donazioni da parte delle aziende e sensibilizzare i consumatori in merito allo spreco alimentare.
  • Incoraggiamento dei rapporti con il mondo degli agricoltori per la raccolta in campo.
  • Possibilità per i comuni di favorire chi dona alle organizzazioni no profit con una riduzione sulla tassa dei rifiuti (TARI).

Alla prossima settimana con un nuovo appuntamento dedicato a “Verso il Natale 2016”.

Verso il Natale 2016: il pandoro

Nuovo appuntamento con “Verso il Natale”. Dopo avervi presentato il panettone, dolce milanese immancabile nella tradizione delle feste, vogliamo darvi un nuovo spunto per comporre il cesto di Natale perfetto.

Ecco quindi un altro prodotto gastronomico tipico della tradizione natalizia, il pandoro, dolce tipicamente Veneto ma ormai diffuso in tutta Italia, ideale per chi non ama uvette e canditi ma non vuole comunque rinunciare alle leccornie delle feste.

La storia del pandoro

Come abbiamo detto il pandoro è un dolce tipicamente veneto che deve le sue origini e alla città di Verona dove nel XIII secolo era conosciuto come “pane de oro” e servito sulle tavole della nobiltà veneziana.

Il pandoro come noi oggi lo conosciamo invece è nato nell’ottocento dal Nadalin (dolce veronese consumato durante il Natale ai tempi della dinastia Della Scala).  E’ Domenico Melegatti il papà del pandoro, fondatore dell’omonima industria dolciaria veronese. Proprio lui nel 1894 ha depositato il brevetto dell’autentica ricetta del dolce tipico veneziano: morbido e dalla caratteristica forma a stella, realizzato dal pittore impressionista Angelo Dell’Oca Bianca.

Se Melegatti è stata dunque la prima grande azienda a produrre il dolce a forma di stella esistono tuttavia altri machi leader nella grande distribuzione come ad esempio: Bauli, Maina, Balocco e Paluani.

La ricetta tipica del pandoro

Il pandoro è stato riconosciuto dal P.A.T tra i prodotti agroalimentari tradizionali nella sezione dedicata alle “Paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria.

Vediamo dunque quali sono gli ingredienti che non devono assolutamente mancare nella tradizionale ricetta del pandoro veronese:

  • Farina
  • Zucchero e zucchero a velo
  • Uova
  • Lievito
  • Burro e burro di cacao

Ingredienti semplici dunque a discapito della preparazione del pandoro che invece e piuttosto lunga e articolata e prevede diverse fasi: l’impasto infatti va fatto lievitare in in quattro fasi per un totale di cinque ore. Solo dopo l’ultima lievitazione in uno stampo imburrato, e un successivo riposo di 30-60 minuti, il dolce può essere finalmente cotto e mangiato.

Il secondo appuntamento con “Verso il Natale” si conclude qui. A presto con nuovi spunti per comporre un cesto di Natale perfetto!

Verso il Natale 2016: il panettone

L’estate è entrata nel vivo e il Natale è ancora molto lontano ma a CDA piace pensare con largo anticipo alle feste.

Tra i regali immancabili, soprattutto tra gli adulti e gli appassionati di cucina, non posso mai mancare i cesti natalizi colmi di prodotti alimentari di vario genere e delle più golose tipicità della nostra tradizione enogastronomica. Vediamo allora nel dettaglio quali sono i prodotti che compongono un cesto di natale perfetto.

Partiamo ovviamente dal dolce più tipico del Natale: il panettone, un prodotto di tradizione gastronomica tipicamente milanese ma ormai diffuso in tutta Italia.

La storia del panettone

Come abbiamo già detto il panettone è un dolce tipicamente lombardo che a Milano, fino alla prima metà del ‘900, veniva prodotto perlopiù in pasticceria, già all’epoca Tre Marie, uno dei marchi storici più conosciuti per la produzione del panettone, faceva parte di una cooperativa artigianale per il perfezionamento della ricetta dell’antico dolce meneghino.

A partire dagli anni ’50, il panettone ha iniziato a essere prodotto a livello industriale diventando in tutta la nostra penisola sinonimo del Natale. E’ proprio in quegli anni che i marchi oggi più noti, come ad esempio Maina, Bauli, Motta, Paluani e Vergani (per citarne solo alcuni), hanno iniziato la loro produzione.

Dal  2003 il dolce di origine milanese è stato tutelato dalla Disciplinare di produzione del panettone tipico della tradizione artigiana milanese”, approvata dal Comitato Tecnico dei Maestri Pasticceri Milanesi, che specifica gli ingredienti che non possono mai mancare e le loro percentuali minime.

La ricetta tipica del panettone

Vediamo quali sono i giusti  ingredienti e le caratteristiche che il panettone perfetto deve avere secondo il Comitato Tecnico dei Maestri Pasticceri Milanesi.

Ingredienti principali:

  • Acqua, farina, zucchero e sale
  • Uova fresche o tuorli pastorizzati
  • Latte pastorizzato, latte UHT, latte fermentato o condensato
  • Burro di cacao e lievito naturale
  • Uvetta sultanina, scorze di arancia candite e cedro candito

In aggiunta:

  • Miele, vaniglia, malto e aromi naturali.

Il panettone classico è caratterizzato da una pasta morbida e ha una tipica forma a cilindro, dovuta allo stampo di cottura, e la crosta di colore più scuro è screpolata e tagliata in modo caratteristico (scarpatura).

Questo è solo il primo appuntamento con i prodotti tipici della tradizione natalizia, alla prossima settimana per una nuova e interessante scoperta.

Prodotti alimentari italiani famosi

Dopo avervi presentato i prodotti italiani più esportati a livello internazionale vogliamo parlavi di quelli che sono i prodotti alimentari più noti e apprezzati nel nostro Paese e non solo.

L’Italia, come sappiamo, è davvero ricca di specialità gastronomiche tipiche e passando in rassegna le nostre 20 regioni possiamo trovare una vasta quantità di prodotti di eccellenza. Tuttavia ci sono alcuni classici che hanno fatto e continuano a fare la storia della nostra cucina. Prima fra tutti la pizza, senza dimenticare pasta e risotti, mozzarella e parmigiano reggiano, prosciutti e insaccati e i vari dolci, dal tiramisù al gelato.

Ma vediamo ora nel dettaglio perché questi prodotti del made in Italy sono così apprezzati da tutti gli amanti della buona cucina.

  • LA PIZZA: parlando di pizza non si può non citare la città di Napoli, che rappresenta il vero fiore all’occhiello della città e di tutta la regione Campania. La tipologia più nota e apprezzata è senza dubbio la pizza Margherita, fatta con pomodoro, mozzarella e basilico, i tipici colori della nostra bandiera. La Margherita deve il suo nome alla Regina Margherita di Savoia che per prima diede lustro a questo cibo tradizionalmente di origine contadina.
  •  LA PASTA: altro prodotto alimentare che ci contraddistingue è la pasta; chi si tratti di spaghetti, fusilli, bucatini o penne, la pasta è sinonimo di tradizione e identità culturale italiana e resta uno dei vanti della cucina made in Italy, tanto da rappresentare un elemento immancabili nella dieta mediterranea.
  • IL RISOTTO: tra i prodotti alimentari italiani più famosi troviamo anche il risotto. Si tratta di un piatto che nasce in Piemonte ma che si è ormai diffuso in tutta Italia, soprattutto al nord. Esitono diverse qualità di riso come: Arborio, Baldo, Carnaroli, Maratelli, Rosa Marchetti, Sant’Andrea, Vialone nano, ma la caratteristica comune a tutti è la presenza di amido che durante la cottura dona al riso una consistenza gelatinosa donando cremosità al risotto.
  • IL PROSCIUTTO E GLI INSACCATI: come già specificato nel nostro articolo dedicato all’eccellenza dei salumi italiani, il nostro Paese fa questa tipologia di prodotti alimentari un vero e proprio vanto. Parlando di salumeria italiana si fa riferimento all’industria delle carni che si contraddistingue per prodotti buoni e sicuri. La nostra salumeria spazia tra salami, pancette e coppe ma è il Prosciutto di Parma il più conosciuto e apprezzato in Italia e nel Mondo.
  • LA MOZZARELLA E IL PARMIGIANO REGGIANO: prodotti alimentari già presentati nel nostro articolo dedicato all’eccellenza dei formaggi italiani, mozzarella e parmigiano reggiano sono senza alcun dubbio i formaggi sinonimo del made in Italy. Esistono moltissime varietà di mozzarella: mozzarella di bufala (tipicamente campana), mozzarella fior di latte (prodotta con latte di mucca fresco), mozzarella affumicata e non solo; ma in ogni caso tratta di un formaggio che si abbina perfettamente ai piatti della nostra cucina, come ad esempio la caprese. Il parmigiano reggiano è un formaggio tipico del nord Italia e in particolare delle zone di Parma, Reggio Emilia e Modena; altro prodotto di qualità che ci contraddistingue.
  • IL GELATO, IL TIRAMISU’ E I CANNOLI: per concludere la nostra rassegna sui prodotti alimentari italiani famosi non potevamo non parlare dei dolci. Anche in questo caso l’Italia è ricca di specialità tipiche regionali ma i prodotti più apprezzati sono il gelato, il tiramisù e i cannoli siciliani. Il primo gelato italiano risale al 1562 ed è stato creato dal cuoco fiorentino Bernardo Buontalenti. Il gelato rappresenta la versione Italiana dell’ice-cream dal quale si differenzia per la minore presenza di grassi e zuccheri, per il sapore più intenso dato dai prodotti utilizzati in fase di preparazione e per il periodo di conservazione che dura solo pochi giorni nel caso di gelati prodotti artigianalmente. Il tiramisù, è un dessert al cucchiaio fatto con savoiardi o biscotti secchi, imbevuti nel caffè, e ricoperti da una crema composta da mascarpone, uova e zucchero. La sua origine è contesa tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. Infine, il cannolo siciliano, una delle specialità più conosciute della pasticceria italiana che, come tale è stata ufficialmente riconosciuta e inserita nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Mipaaf). Un dolce che si compone di una pasta fritta e di un ripieno a base di ricotta di pecora con canditi, gocce di cioccolato o granella di pistacchi.

I prodotti alimentari italiani più esportati all’estero

Dopo aver presentato le eccellenze italiane in ambito enogastronomico e tutti i marchi alimentai, rigorosamente italiani, più imitati al mondo, CDA vi parla oggi di quali sono i prodotti alimentari italiani più esportati all’estero.

 Il nostro Paese si sa è ricco di prelibatezze che fanno gola in tutto il mondo, dalla Cina fino agli Stati Uniti, tanto che non è raro che gli italiani vengano identificati al di fuori dei confini nazionali come “pizza e spaghetti”.

Prodotti enogastronomici all’estro

Tuttavia non sono solo questi i prodotti alimentari più apprezzati oltre oceano:

  • VINO: al primo posto regna indiscusso il vino: rosso, bianco e rosato ma soprattutto spumante. Il nostro vino con le bollicine è senza dubbio il più apprezzato in tutto il Mondo e, stando ai dati riportati da “ i numeri del vino”, ha fatto registrare solo nel primo trimestre del 2016 un incremento del 21% rispetto all’anno precedente, soprattutto nel Regno Unito e negli USA.
  • PASTA: che siano penne, spaghetti, maccheroni o bucatini, gli italiani, si sa, di pasta se ne intendono. Tra i prodotti italiani più esportati all’estero questa eccellenza gastronomica del nostro Paese non poteva di certo mancare; sulla pasta non abbiamo davvero rivali tanto che il nostro export occupa il 37,5% del totale.
  • FORMAGGI: il terzo posto di questa speciale classifica è occupato dai nostri formaggi. In Italia, si sa, ne esistono moltissime varietà: dalla mozzarella, al gorgonzola; ma il più apprezzato ed esportato all’estero risulta essere il Grana Padano che da solo guadagna il 12% del mercato.
  • DOLCI: al quarto posto troviamo i nostri dolci, in Italia ne esistono moltissime varietà regionali e tra i più famosi non possiamo non citare il panettone lombardo, la pastiera e le sfogliatelle napoletane, i cantucci di prato, il torrone e tutti i dolci tipici della Sicilia come la cassata e il cannolo.
  • OLIO D’OLIVA: quinto posto per il nostro olio d’oliva extravergine, un prodotto alimentare immancabile nella tradizionale dieta mediterranea. Anche qui l’Italia fa registrare numeri da record con il 23% di export a livello mondiale, soprattutto negli Stati Uniti.
  • FRUTTA E VERDURA: subito dopo l’olio d’oliva troviamo la nostra frutta e verdura; dalle mele del Trentino Alto Adige ai limoni di Sicilia, dalle ciliegie e susine dell’Emilia Romagna fino ai pomodori. Anche qui i dati parlano chiaro, l’Italia un export che ha fatto registrare un incremento del 3,9% rispetto al 2015.
  • SALUMI E INSACCATI: a seguire troviamo i nostri tanto amati salumi, dal Prosciutto Crudo San Daniele e di Parma, fino al gustoso Salame Milano. Anche in questo caso i dati di export sono più che positivi con un fatturato di 1,35 miliardi e un incremento delle vendite soprattutto in Germania, Francia e Regno Unito.
  • CAFFE’ E BIRRA: nono posto per il caffè, che in molte regioni italiane, ma soprattutto a Napoli, rappresenta un vero e proprio rituale. Nel 2015 i dati relativi alla sua esportazione all’estero hanno fatto registrare un incremento del 10% rispetto alle annate precedenti. A sorpresa chiude questa speciale classifica la birra italiana, che negli ultimi 30 anni ha quasi raddoppiato il suo consumo. Il nostro marchio più apprezzato al di fuori dei confini nazionali è senza dubbio Peroni e  gli Stati Uniti sono i maggiori esportatori al mondo.

Prodotti alimentari italiani contraffatti

Dopo avervi mostrato quelle che sono le eccellenze italiane in fatto di salumi e formaggi vogliamo parlarvi oggi di quelli che sono i prodotti alimentari italiani più imitati all’estero.

Il nostro Paese, si sa, è tra più rinomati in tutto il mondo per le sue specialità eno-gastronomiche: dal prosciutto di Parma, al parmigiano reggiano, dall’olio extravergine d’oliva ai pomodori, fino al prosecco; sono molti i prodotti tipici della nostra cucina amati e apprezzati all’estero ma, purtroppo, anche contraffatti.

Secondo il rapporto annuale sulla sicurezza alimentare, conosciuto come “In Tavola”, e redatto da Legambiente e dal Movimento difesa del cittadino, attraverso il quale vengono analizzati tutti i casi di prodotti alimentari contraffatti che le forze dell’ordine hanno rilevato l’anno precedente, l’Italia si conferma come la Nazione europea con più prodotti imitati con il 14,8%.

Ma come si fa a capire quando siamo davanti a un prodotto contraffatto?

Sono 4 tipologie di contraffazioni possibili: prodotti non biologici spacciati per tali, alimenti con falsi marchi di qualità garantita, prodotti non tracciabili, alimenti conservati in modo non adeguato.

In Italia esistono oltre 1000 prodotti di alta qualità certificata suddivisi in:

  • DOP (denominazione di origine protetta
  •  IGP (indicazione geografica protetta)
  • STG (specialità regionale garantita)

Quali sono i prodotti alimentari italiani più imitati al mondo?

  • Prosciutto di Parma e Parmigiano Reggiano: salume DOP tra i più conosciuti in tutto il mondo il nostro prosciutto crudo è anche tra i più imitati oltre oceano, tra le molte contraffazioni possiamo trovare ad esempio il Parma salami del Messico. Lo stesso discorso vale per il parmigiano reggiano DOP, formaggio tipico delle provincie di Modena, Reggio Emilia e Parma ma presente nelle curiose varianti del Parmesao del Barasile, del Ragiantito argentino, del Parmesano cinese e del Parmesan, la sua versione non made in Italy più conosciuta.
  • Olio extra vergine d’oliva e pomodori: ma non è finita qui, la lista di prodotti alimentari italiani contraffatti è ancora lunga. L’olio extra vergine d’oliva detto Romulo (con tanto di lupa romana sull’etichetta) è venduto in Spagna ma a differenza dell’olio extravergine italiano quest’ultimo è un mix di olio d’oliva e olio di semi, più una colorazione con clorofilla che dona la colorazione tipica dell’extravergine. Anche i nostri pomodori, primi tra gli alimenti italiani esportati all’estero, sono vittima di contraffazione, in questo caso troviamo ad esempio Cento San Marzano made in Usa, da non confondersi con il San Marzano dell’Agro senese-nocerino DOP, del quale negli scorsi anni sono state sequestrate circa 34 tonnellate di dubbia provenienza.
  • Vino italiano: non solo alimentari, anche il nostro vino è vittima di contraffazione. Qui possiamo trovare ad esempio il Chianti di produzione californiana e il Valpolicella della Gran Bretagna, realizzato con uno speciale kit di fai da te. Esistono tuttavia modi meno vistosi per produrre vino contraffatto come arricchire il mosto concentrato con acqua e zuccheri e utilizzare sostanze proibite dalla legge, ecco allora che avremo vini italiani DOP e IGP non propriamente tali.
  • Ma non è finita qui: i prodotti alimentari italiani contraffatti sono a centinaia, troppi per essere elencati in un solo articolo, ma, oltre a quelli sopra citati, eccone altri brevi esempi: mortadela siciliana del Brasile, salami calabrese made in Canada, penne Napolitana del Lancashire, Napoli Tomato e Caffè Mario, fino alla pasta Don Peppino made in Australia.

I migliori formaggi italiani

L’Italia del gusto non è solo salumi, argomento del quale noi di CDA market vi abbiamo parlato la scorsa settimana, il nostro Paese è ricco anche di moltissime varietà di formaggi tipici regionali, prodotti d’eccellenza della nostra gastronomia.

I formaggi tipici italiani sono più di 450, senza contare quelli DOP e IGP riconosciuti dall’Unione Europea. Freschi, stagionati o erborinati; dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, dal Gorgonzola al Pecorino Romano, Toscano e Sardo, fino alla Mozzarella di Bufala Campana, vediamo nel dettaglio quali sono i formaggi italiani più apprezzati in tutto il mondo.

I formaggi più noti

  • Parmigiano Reggiano e Grana Padano DOP: tipico delle provincie di Modena, Reggio Emilia, Parma e di alcune provincie di Bologna, il Parmigiano Reggiano è sicuramente uno dei prodotti più conosciuti in tutto il mondo dagli amanti della gastronomia italiana. Si tratta di un formaggio a pasta dura e granulosa, stagionato a lungo (dai 12 fino ai 18 mesi), di consistenza friabile e dal gusto inteso ed aromatico. Il Grana Padano è invece uno dei formaggi italiani più apprezzato al di fuori dei nostri confini. Tipico della Lombardia, viene prodotto anche Piemonte, Trentino Alto Adige, Veneto ed Emilia Romagna. La sua stagionatura dura circa 20 mesi e, come per il Parmigiano Reggiano, la sua consistenza è friabile e il suo gusto molto intenso e aromatico.
  • Gorgonzola DOP: tipico della Lombardia e del Piemonte è sicuramente il Gorgonzola; un formaggio erborinato di medio-breve stagionatura che presenta due varianti, dolce e piccante. Realizzato con latte di vacca Penicillium Roqueforti, matura rapidamente per la presenza di muffe. Mediamente aromatico nella variante dolce, è invece inteso nella variante piccante.
  •  Taleggio DOP: si tratta di un formaggio prodotto nella Val Taleggio, da cui prende il nome, ma anche nella maggior parte della Lombardia e del Piemonte, in provincia di Treviso e in Veneto. È un prodotto vaccino di breve-media stagionatura, elevatura che avviene con spugnature di acqua e sale che ne determinano la crosta importante. La pasta del Taleggio è morbida e il gusto intensamente aromatico.
  •  Castelmagno e Bra Duro DOP: Formaggio tipico piemontese, e in modo particolare della provincia di Cuneo, il Castelmagno viene prodotto con latte di pecora e capra. Si tratta di un formaggio particolare perché prodotto in alpeggio, oltre i 1000 metri, e fatto stagionare a volte in grotte. La sua pasta e friabile e il gusto intensamente aromatico. Dalla provincia di Cuneo arriva anche il Bra che prende il nome della città di provenienza. Il Bra Duro è prodotto con latte di vacca, pecora o capra e, se fatto e stagionato oltre i 900 metri, è denominato “Prodotto della Montagna”.
  •  Provolone Valpadana DOP: come indicato dalla denominazione si tratta di un formaggio tipico di Lombardia, Veneto, Emilia Romagna . Si tratta di un formaggio grasso e dalla pasta semi-dura prodotto con latte di vacca. Il Provolone presenta due diverse varianti: dolce con una stagionatura di almeno 30 giorni e piccante con una stagionatura fino a 16 mesi.
  •  Asiago DOP: tipico del Veneto, e in modo particolare di Vicenza, è invece l’Asiago. Prodotto con latte di vacca stagionato, si presenta in due diverse varianti: Mezzano e Avello, a sua volta suddiviso in Vecchio e Stravecchio. Per questo motivo le sue intense note aromatiche sono molto variabili.
  •  Pecorino Romano, Toscano e Sardo DOP: formaggio dalla pasta dura e dalla medio-lunga stagionatura (5 mesi), il Pecorino Romano è tipico del Lazio. Un prodotto dal gusto fortemente riconoscibile per le sue note salate. Il Pecorino Toscano presenta caratteristiche molto simili a quello Romano. Si tratta di un formaggio grasso e di breve-media stagionatura, che varia a seconda della tipologia (tenera o semicotta). Di consistenza dura o semi-dura, il suo sapore varia a seconda del tipo di cibo mangiato dalle mucche lattifere che si nutrono tra le montagne degli Appennini e il mar Tirreno. Il Pecorino Sardo nasce dalla storia della pastorizza e dalla caseificazione sarda del latte di capra. Dolce o maturo può avere una stagionatura di medio-lunga durata e presenta una pasta semidura o dura.
  •  Fiore Sardo DOP: tipico della Sardegna è anche il Fiore, prodotto con il latte di pecora è un formaggio lievemente affumicato e prodotto dai pastori in locali tipici con il fuoco a legna. Grasso e di media-lunga stagionatura presenta una pasta dura e friabile.
  •  Fontina DOP: tipico della Valle d’Aosta, la fontina è un formaggio grasso grasso con una stagionatura media di almeno 3 mesi, in acqua salata e in ambienti naturali. Di pasta semidura, presenta una crosta sottile e un colore giallo paglierino mentre al gusto è fortemente aromatico.
  •  Mozzarella di Bufala Campana DOP: prodotta in varie regioni italiane la più nota è sicuramente la Mozzarella di Bufala Campana, realizzata con latte di bufala. Si ratta di una delle eccellenze del sud Italia, un formaggio di pasta fresca e filata con una consistenza e un gusto simile a quello dello yogurt.
  •  Caciocavallo Silano DOP: tipico del sud Italia è anche il Caciocavallo, prodotto in Basilicata, Molise, Calabria e Puglia. Realizzato con latte di mucche allevate perlopiù allo stato brado viene fatto stagionare in cantina per almeno 30 giorni. Si tratta di un formaggio dalla pasta dura e filata con aromi intensi e piccanti.

Ogni regione dello stivale ha il suo formaggio tipico, questa è solo una piccola selezione dei prodotti italiani più conosciuti e apprezzati in ogni parte del mondo.

L’eccellenza dei salumi italiani

CDA Market vi parla oggi dei salumi italiani, uno dei molti prodotti di eccellenza della tradizione gastronomica del nostro Paese. Esistono moltissime varietà di insaccati e la maggior parte delle nostre regioni ha un suo prodotto che la contraddistingue.

Una prima fondamentale differenza sta tra i così detti salumi crudi e salumi cotti. Della prima categoria di salumi fanno parte ad esempio il prosciutto crudo, il salame, lo speck e la bresaola; mentre salumi cotti sono ad esempio il prosciutto cotto, la mortadella, lo zampone e il cotechino.

Vediamo ora nel dettaglio quali sono i migliori insaccati, crudi e cotti, italiani e le loro caratteristiche:

Prodotti crudi

  • Prosciutto crudo: il prosciutto crudo è uno degli insaccati più apprezzati in Italia e nel mondo e viene prodotto da cosce di maiale con peso elevato. La sua forma e tendenzialmente allungata, mentre il colore è rosso, rosato con venature di grasso, il profumo stuzzica l’appetito con aromi avvolgenti e gustosi. Esistono diverse varietà di prosciutto crudo ma le più note, contraddistinte dal marchio di eccellenza DOP, sono: il San Daniele, il prosciutto di Parma, il prosciutto di Modena, il prosciutto Veneto Berico-Euganeo, il Jambon de Boss della Valle d’Aosta, il crudo di Carpegna, il prosciutto Toscano e molti altri ancora.
  • Salame: il salame rappresenta senza dubbio l’insaccato più conosciuto e apprezzato in ogni parte del mondo. Per tale motivo ne esistono moltissime varietà e quasi ogni regione dello stivale ha il proprio insaccato d’eccellenza. I salami italiani, di forma tendenzialmente allungata e di dimensioni variabili, si differenziano tra di loro per il tipo di macinatura della carne: fine, media o grossa e per gli aromi usati durante la stagionatura. Il loro colore è rosso con puntini di grasso bianco, il sapore è appetitoso e ricco di gusto. Tra le moltissime varietà regionali di salame DOP le più famose sono senza dubbio: il salame di Milano, quello di Napoli, il salame di Cremona e di Piacenza, il Felino e il Cacciatore, il salame di Varzi, lo soppressa Vicentina, la salsiccia Calabra e moltissimi altri.
  • Speck e Bresaola: speck è da sempre sinonimo di Alto Adige, contraddistinto dal riconoscimento comunitario IGP che ne garantisce l’eccellente qualità. Questo insaccato è prodotto dalla coscia di maiale cruda, successivamente affumicata e stagionata; elemento importantissimo è l’affumicatura, realizzata con legna resinosa (faggio, ginepro e frassino). Lo speck ha forma allungata e piatta, colore rosso/rosato con grasso e un sapore affumicato e ben definito. Così come lo speck anche la bresaola presenta una sua tipicità regionale, si tratta infatti di un insaccato tipico della Valtellina e solamente quella prodotta in provincia di Sondrio è riconosciuta come IGP.  La bresaola si ottiene dai tagli della coscia di manzo, lavorati con sale, pepe, aglio, cannella, alloro e chiodi di garofano per due settimane. Di colore rosso intenso, dall’aroma delicato è di sapore dolce e raffinato, mentre il grasso è quasi totalmente assente.
  • Coppa, Pancetta e Lardo: insaccato tipico delle zone di Parma e Piacenza, la coppa è realizzata con i muscoli del collo e ha forma rotonda e appuntita, colore rosso con sfumature di bianco e rosa e un profumo dolce e particolare. La coppa piacentina è riconosciuta come DOP, mentre la coppa parmense è IGP ma esistono altre varietà regionali di questo insaccato come il capocollo di Calabria, riconosciuto come DOP. La pancetta è realizzata dal ventre del maiale e presenta diverse forme a seconda dalla qualità: geometrica se si tratta di pancetta tesa (classica o affumicata), pancetta arrotolata (magretta e coppata). Riconosciute come DOP sono la pancetta di Piacenza e la pancetta di Calabria e questo salume si presenta di coloro bianco con venature di rosa/rosso, il profumo varia a seconda della tipicità regionale e delle spezie utilizzate per aromatizzarla: pepe e fiori di garofano per la pancetta piacentina, aglio e semi di finocchio per quella calabrese. Il lardo viene prodotto con la parte più grassa del maiale che si trova al di sotto della cotenna. Tra le varietà più note, contraddistinte dal riconoscimento IGP, troviamo il lardo d’Arnad della Valle d’Aosta e il lardo di Colonnata.

Prodotti cotti

  • Prosciutto cotto: il prosciutto cotto è prodotto con le cosce di maiale senza osso che vengono salate e successivamente cotte. Il colore di questo insaccato è rosa tenue con una leggera bordatura di grasso, mentre il sapore e dolce e delicato. Il prosciutto cotto, anche se di recente comparsa tra i prodotti tipici della salumeria italiana, è uno dei prodotti più apprezzati dai consumatori italiani.
  • Mortadella: la mortadella rappresenta un insaccato di lunga tradizione nella storia della salumeria italiana. Dalla forma rotonda e dal colore rosa compatto, si contraddistingue per la presenza di piccoli fori cilindrici noti come lardelli. Al gusto è ben equilibrata e, proprio grazie alla presenza dei lardelli, il suo sapore è dolce ed intenso. Due sono i tipi di mortadella riconosciute come IGP: la mortadella di Bologna e quella di Prato.
  • Zampone e Cotechino:lo zampone è un insaccato tipicamente italiano, realizzato con carne di maiale magra, cotenna tritata e grasso salato e aromatizzato, il tutto insaccato nella pelle della zampa anteriore del maiale. Ideale soprattutto durante i mesi invernali, lo zampone di Modena ha ottenuto il riconoscimento IGP. Molto simile allo zampone è il cotechino, preparato con gli stessi prodotti ma insaccato in modo differente. Così come lo zampone di Modena anche per il cotechino è contraddistinto dal marchio IGP.