Quali sono i piatti italiani più invidiati dagli stranieri

Parlare di cucina italiana significa descrivere un’arte che fa della qualità il suo caposaldo. L’Italia è un vero e proprio manuale di gastronomia vivente. Ricca di tradizioni, ogni cucina regionale del Bel Paese stuzzica il palato dei viaggiatori che arrivano da ogni angolo della Terra. La tavola italiana è infatti un piacere puro intriso di profumi e sapori indimenticabili. Scopriamo insieme i piatti che intrigano le papille gustative degli stranieri.

La top ten dei piatti che hanno conquistato il palato degli stranieri

Il viaggio tra i piatti italiani più amati all’estero va da una regione all’altra a dimostrazione del fatto che tutte le cucine hanno qualcosa da regalare. Dalla Liguria alla Calabria, dall’Emilia al Veneto, dalla Toscana alla Campania, all’Alto Adige, al Lazio, al Piemonte e all’isola di Sardegna, ogni realtà diventa ambasciatrice di un piatto che ha fatto parlare di sé.

 

Non solo pasta e pizza dunque. Ad avere conquistato il visitatore straniero è la famosa salsa genovese denominata pesto, che con il suo profumo di basilico e il sapore speciale frutto dell’incontro tra pecorino e parmigiano, quello dell’aglio, quello del buon olio evo, dei pinoli o delle noci creano una salsa dalla sapidità intrigante.

Il pesto è la salsa ligure per antonomasia e si ottiene pestando gli ingredienti a crudo in un mortaio. Il tutto viene poi diluito e amalgamato con olio evo per dar vita a una “poesia” che in Liguria condisce trenette e trofie.

 

Molto caro al palato straniero anche il riso al bergamotto. Un primo speciale che dalla Calabria conquista il mondo. Il suo tripudio agrumato, infatti, seduce e incanta. Non a caso questa pietanza è una vera e propria specialità a prova di bis.

E che dire delle famose lasagne alla bolognese? Il loro gusto pieno ammalia chiunque le assaggi stuzzicando la curiosità di chi ancora non ha visitato l’Italia. Un pasticcio in teglia realizzato con pasta all’uovo, ingentilito dalla salsa besciamella, che non perde il carattere deciso regalatogli da un ragù dalla forte sapidità.

 

Dal gusto rotondo delle lasagne al sapore tutto veneto dei risi bisi. Il piatto è realizzato con il riso di qualità Vialone Nano. Questa gustosa minestra veneta nasce da un soffritto a base di burro, cipolla, lardo, prosciutto e piselli. Un pietanza tradizionale perfetta da consumare in primavera e nei mesi invernali.

Adatto a tutte le stagioni è invece il crostino toscano, figlio di una cucina povera. Nata al tempo dei Medici, questa prelibatezza a base di pane e fegatini delizia i palati più diversi aprendo indimenticabili pranzi tradizionali.

 

Sempre nel nome della tradizione, la natalizia insalata di rinforzo che dalla Campania fa parlare di sé in lungo e in largo. Diventata piatto prediletto da americani e inglesi, questa specialità nasce da ricette contadine. Ogni famiglia ha la sua e la custodisce gelosamente. L’ingrediente principale sono le papaccelle, che abbinate alle alici, alle olive, ai capperi, al cavolfiore e ai cetrioli creano una vera sinfonia gustativa.

Dal sud al nord per incontrare i deliziosi canederli, gnocchi di pane di origine boema e austro-tedesca. Queste leccornie che hanno toccato il cuore del viaggiatore estero si realizzano con pane bianco ammollato nel latte e impastato con uovo, sale e pepe e, a seconda delle zone, vengono arricchite con carne tritata, fegato, lardo, formaggi e spinaci. 

Imperdibile anche il sugo all’Amatriciana, prelibatezza laziale che ha i suoi natali ad Amatrice. Una salsa rustica che piace molto agli spagnoli e che ha catturato il palato dei sudamericani.

Questo sugo si realizza con guanciale stagionato, peperoncino piccante o pepe nero, cipolla e pomodoro e s’impiega più che altro per condire i bucatini. Il tutto è accompagnato da una generosa spolverata di pecorino grattugiato.

 

 

Tra gli amori dei viaggiatori d’oltre confine anche un’altra salsa, questa volta di origine piemontese: la bagna caôda o bagnacauda. Un intingolo nato dalla combinazione di olio evo, aglio, alici e tartufi. In una convivialità molto scenografica, nella salsa vengono intinte le verdure, soprattutto i cardi.

Dalla penisola alla Sardegna dove troviamo i culurgiones de casu, squisitezza che racchiude i sapori e i profumi di un’isola che incanta. I culurgiones de casu sono fagottini di pasta riempiti di formaggio, conditi con un sugo semplice di pomodoro e con pecorino grattugiato. Una volta assaporati sono come il primo amore, non si scordano più.

 

Il cibo italiano piace molto all’estero: export 2016 da record a 38 mld, in crescita anche il 2017

Tra i settori di eccellenza del Made in Italy c’è quello agroalimentare che, secondo un rapporto della Coldiretti, ha segnato un vero record nel 2016, con un fatturato complessivo di 38 miliardi di euro nelle esportazioni e una crescita, rispetto all’anno precedente, del 3%.

Il successo del cibo italiano all’estero

La stima della Coldiretti è ottimista anche per il 2017, anno in cui continua la tendenza all’export per quanto riguarda tutti i prodotti dell’eccellenza agroalimentare italiana.
La sorpresa riguarda soprattutto l’esportazione di prodotti anche nei paesi che ne producono di simili, con altrettanto impegno, come avviene in Francia per il vino e lo champagne.
Il record raggiunto di 38 miliardi di euro significa che l’apprezzamento per il cibo italiano sta avendo un successo senza precedenti, anche a dispetto delle molte imitazioni, di cui lo stesso mercato è troppo spesso vittima.
La qualità tuttavia vince sulle imitazioni e lo provano i dati che si riferiscono ad alcuni prodotti in particolare, a cominciare dalla produzione dei vini.
L’aumento del volume di affari è stato calcolato in 5, 6 miliardi di euro, con un incremento anche in questo caso del 3%. I paesi maggiormente ricettivi sono stati l’Australia con un +14%, seguita dalla Francia, dove c’è stata una richiesta superiore del 5% rispetto all’anno precedente, quindi gli Stati Uniti con un +3% e infine la Spagna con un +1%.

Francia e Spagna sono esse stesse produttrici di vini rinomati, in particolare si fa riferimento allo champagne d’Oltralpe. Eppure anche in questo caso lo spumante italiano, che rappresenta il competitor storico, ha visto un incremento di richieste proprio dalla Francia addirittura del 57%. Una performance sorprendente che conferma l’impegno dei produttori italiani, i quali hanno ottenuto un risultato di vendite oltre ogni più rosea aspettativa.

Gli altri prodotti che hanno conquistato un’ulteriore fetta del mercato agroalimentare all’estero sono rappresentati dai formaggi, dove anche in questo caso la Francia si pone come uno tra i maggiori Paesi acquirenti, quindi l’ortofrutta, l’olio e i salumi.

I formaggi, che sono tra i prodotti più “taroccati”, come ha avuto modo di sottolineare anche Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti, hanno avuto un aumento delle esportazioni del + 7%, che tradotto in denaro rappresenta 2, 4 miliardi di euro.
Solo in Francia il formaggio italiano è stato esportato con un aumento dell’8%, e ancora più soddisfacente è stata la preferenza accordata al settore caseario italiano dalla Cina.

Sul mercato asiatico, rappresentato da questo Paese che si configura come la nuova e allettante frontiera dei commerci con l’Europa, l’aumento delle vendite ha toccato il +34%. Gli stessi cinesi non disdegnano di visitare il nostro Paese alla ricerca dell’eccellenza culinaria e dell’artigianalità e che, in alcuni casi, è unica al mondo.
Sempre in Cina sono aumentate anche le esportazioni del piatto italiano più conosciuto al mondo, come possono essere gli spaghetti, nonostante la storia narra che il gigante asiatico ne sia stato l’antesignano. Le compravendite della pasta sono aumentare del 16%.

Per i salumi c’è stato, invece, un incremento dell’8%, in particolare verso la Germania, patria del wurstel e dell’hamburger, con un +9% anche negli Stati Uniti. In quest’ultimo Paese la richiesta dei nostri salumi è aumentata del 19%, grazie anche alla fine del blocco, protrattosi per ben 15 anni, delle importazioni in questo settore, che aveva precluso la penetrazione dei prodotti italiani nel mercato oltreoceano. Altri dati sorprendenti riguardano Paesi come la Germania, la Gran Bretagna, la Svezia e l’Irlanda, verso i quali rispettivamente c’è stato un aumento di vendite di birra del 6%, 7%, 3% e 31%.
L’Irlanda, in particolare, ha segnato un’impennata stupefacente per la richiesta di questa bevanda, considerando che è lo stesso Paese produttore di una delle più famose birre al mondo.

L’olio italiano, nonostante i casi di xylella in una delle terre a maggiore produzione come la Puglia, ha visto un incremento delle esportazioni del 6%.

Le considerazioni di Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti su questi dati sono state entusiastiche, perché ha riconosciuto la grande valenza che i prodotti agroalimentari italiani hanno agli occhi degli stranieri.
Lo stesso ha auspicato un miglioramento di questi dati, anche in considerazione dei controlli più incisivi che dovrebbero essere fatti sulle imitazioni, spesso grossolane e facilmente riconoscibili.

Il mercato agroalimentare italiano all’estero subisce ogni anno un danno pari a circa di 60 miliardi di euro, a causa dell’uso indiscriminato e illegale di immagini, riferimenti geografici e addirittura denominazioni, che sfruttano il nome dell’Italia. Le stime parlano di circa il 60% di prodotti agroalimentari falsificati che si trovano oltre i confini nazionali, e nonostante questo, i dati di Coldiretti disegnano un quadro quanto mai positivo.

Gli antipasti tipici della cucina italiana

Ogni pranzo e ogni cena dovrebbero iniziare con un antipasto che stuzzichi il palato e che introduca le portate principali. Preparati con grande creatività già ai tempi degli antichi romani, gli antipasti appartengono non solo alla tradizione culinaria popolare ma anche a quella dell’alta gastronomia.

Con la rinascita economica degli anni Sessanta, gli antipasti hanno conquistato una posizione fondamentale nelle tavole del nostro Paese e sono oggi serviti all’inizio dei banchetti conviviali oppure come happy hour al momento dell’aperitivo.

Le ricette per preparare gli antipasti all’italiana sono spesso sfiziose e ricche di salumi, formaggi e verdure, che possono essere combinati in numerosi modi anche a seconda della diverse tradizioni regionali. Poiché la scelta è vastissima, per ogni occasione bisogna scegliere la preparazione più opportuna e curare non solo l’abbinamento dei sapori ma anche l’aspetto decorativo.

 

Tipicamente italiano e molto veloce da preparare è l’antipasto a base di affettati misti, come prosciutto crudo e cotto, salame, bresaola, pancetta e mortadella. Le fette possono essere disposte arrotolate oppure piegate in modo artistico su un grande piatto da portata ovale e possono essere accompagnate da verdure sott’olio, come melanzane, carciofi o peperoni, oppure da fette di formaggi misti stagionati e non. In piccoli cestini ricordarsi inoltre di disporre il pane tagliato a fette oppure i grissini su cui avvolgere i salumi.

 

Espressione dell’antipasto all’italiana ed associato spesso alle festività natalizie, il salmone affumicato rappresenta una appetitoso ingrediente utilizzato per realizzare antipasti semplici e veloci. Le fette del salmone possono essere disposte su triangolini di pan carré tostato e possono essere guarnite con caviale o uova di lompo e maionese. Tra gli antipasti più classici della cucina italiana e molto apprezzati soprattutto dai bambini, vi sono le pizzette, le focaccine, le sfogliatine e le torte salate. La realizzazione di queste ricette è caratterizzata da un impasto semplice e salato arricchito da una farcitura variabile, a base di carne, uova oppure di verdure. Servite fredde o ancora calde, queste preparazioni soddisfano tutti i palati e garantiscono un successo assicurato. Per riscoprire le proprietà delle verdure e preparare antipasti leggeri, zucchine, peperoni e pomodori possono essere impiegati come protagonisti principali per realizzare antipasti light ma senza rinunciare al gusto. Le zucchine, per esempio, possono essere utilizzate per realizzare delicati involtini farciti con crema di formaggio oppure servite su un vassoio con un semplice filo d’olio d’oliva. I pomodori e i peperoni possono invece essere scavati e riempiti con riso aromatizzato al prezzemolo e cotti al forno.

 

Infine, stuzzicanti ed appetitosi, gli antipasti fritti sono molto apprezzati per la croccantezza ottenuta con la frittura. In questa categoria di antipasti rientrano le crocchette di patate, le mozzarelline fritte e le polpettine. Quest’ultime sono molto versatili e possono essere realizzate utilizzando numerosi ingredienti, come zucchine, patate e spinaci oppure pesce e carne. Dopo la frittura in olio, le polpettine devono essere sgocciolate su carta assorbente e servite ancora calde.

La bontà dell’olio italiano

La bontà dell’olio italiano, e in particolare di quello extravergine, è nota in tutto il mondo. Il Bel Paese è uno dei maggiori produttori di questo “oro giallo”, che vanta proprietà organolettiche benefiche di primo livello e fa parte degli alimenti caratterizzanti della dieta mediterranea.

La raccolta e la lavorazione delle olive

In Italia si contano circa 400 tipi di olive diverse, dalle quale si ottengono altrettanti olii, ognuno dei quali è portatore delle caratteristiche del territorio, distinguendosi per sapore, odore, colore e retrogusto. L’olivicoltura italiana non è ancora completamente meccanizzata e in alcune zone la raccolta delle olive, specie nelle aziende a conduzione familiare, avviene ancora in modo tradizionale.
Nelle più moderne aziende agricole che commercializzano l’olio italiano, invece, il processo di raccolta è ormai completamente meccanizzato. Il vantaggio è la velocizzazione della lavorazione del frutto, entro un massimo di 12 ore dalla raccolta, per evitare che si inneschino i naturali processi di fermentazione delle olive. Una lavorazione del frutto così veloce aumenta il livello già alto della qualità, caratteristica preponderante ed esclusiva dell’olio italiano. L’olio extravergine di oliva ottenuto dagli uliveti italiani può presentare anche un’acidità inferiore al 1%, che denota un valore qualitativo di prim’ordine. Anche il retrogusto amaro o tendente al piccante indica un’alta presenza di polifenoli, alcune delle sostanze più salutari che si possono integrare nella dieta.

Oggi le regole comunitarie impongono che per avere la denominazione di olio extravergine di oliva, la lavorazione delle olive debba essere meccanica e la temperatura mantenuta sempre al di sotto dei 27°. Non è ammesso alcun tipo di riscaldamento del prodotto oleario o l’aggiunta di altre sostanze e olii e nella valutazione del grado di purezza, il valore al di sotto del quale non deve mai scendere è di 6,5. Se l’olio italiano d’eccellenza non presenta queste caratteristiche, non ottiene un marchio di qualità come quello extravergine. Tutto questo è una garanzia per i consumatori, certi di mettere in tavola il migliore prodotto per condimenti a crudo. Proprio l’uso a crudo dell’olio italiano è quello privilegiato dagli intenditori, per beneficiare delle sue proprietà ormai riconosciute a livello scientifico.

Il sapore che l’olio italiano conferisce ai piatti rispecchia la zona dove crescono le piante d’olivo e anche il profumo è una combinazione di fragranze eccellenti per esaltare qualsiasi pietanza. La bontà dell’olio italiano è tale da essere un ingrediente insostituibile nelle ricette di qualsiasi tipo, anche quando si tratta di cibi cotti. Bastano pochi minuti, poco prima che l’olio raggiunga il suo punto di fumo, per ottenere un sapore inconfondibile, persistente al palato e nello stesso tempo leggero. A crudo si gusta sulle insalate, sulle fette di pane tostato, sulla carne e sul pesce, fino ad essere consigliato anche come ingrediente principe della pizza e per i dolci come il pan di Spagna, che funge da base per qualsiasi tipo di torta.

Le proprietà salutari dell’olio italiano

L’olio italiano a tavola è noto anche perché è un alimento che aiuta a mantenersi in salute. Nel rispetto delle quantità consigliate dai nutrizionisti e dai dietologi, l’olio di oliva non può mancare per dare un apporto significativo, tra le altre sostanze, di vitamina E in particolare, ma anche di vitamina K, steroli e minerali, quali calcio, zinco, potassio, sodio e ferro.

Gli italiani che basano l’alimentazione sulla dieta mediterranea, avranno la sicurezza che, aggiungendo olio extravergine di oliva, potranno prevenire importanti patologie a carico del sistema cardio vascolare. Bastano 2 cucchiai di olio al giorno per abbassare i livelli di colesterolo cattivo (LDL) e mantenere le arterie sgombre da accumuli di grassi.
L’olio stesso, pur essendo a base lipidica, è un’ottima fonte di grassi “buoni” come gli Omega 3, che notoriamente combattono l’azione dei radicali liberi mantenendo l’organismo giovane più a lungo e in salute. Per questo gli è stato riconosciuto da diverse ricerche medico-scientifiche anche un potenziale antitumorale. Lo prova la minore incidenza di alcuni tumori delle popolazioni europee rispetto a quelle orientali. Oltre a mantenere l’organismo in buona forma, l’olio agisce anche sull’aspetto intellettivo, prevenendo una patologia come l’Alzheimer. È ottimamente tollerato dai diabetici, che possono anche sperare di abbassare i livelli di glicemia grazie a questo alimento completamente naturale e assai gustoso.

I più grandi salumifici italiani

Il nostro paese è uno dei principali produttori di salumi, di differenti tipologie, più o meno conosciuti e diffusi, famosi in tutto il mondo grazie all’intensa attività di distribuzione ed esportazione a livello globale.
Il prosciutto di Parma o di Norcia, il salame Milano, la coppa, la bresaola valtellinese, il lardo di Colonnata, la mortadella Bologna sono degli esempi di salumi italiani conosciuti ovunque e fortemente apprezzati.

Gli italiani sono un popolo che ama gli insaccati e l’Italia è uno dei paesi con il maggior numero di vendite di salumi.
Vediamo allora quali sono i più grandi salumifici italiani, con la maggior produzione di salumi e il maggior tasso di esportazione all’estero.

In vetta alla classifica vi è senz’altro il gruppo di Modena Grandi Salumifici Italiani che, con ben 14 stabilimenti in Italia e con un’esportazione in oltre 30 paesi, offre un’ampia varietà di salumi freschi di ogni tipo, con l’utilizzo di prodotti alimentari freschi e di primissima qualità e l’uso di tecnologie e attrezzature moderne e all’avanguardia.

La mortadella Due Torri di marchio Alcisa, la bresaola Senfter, il prosciutto cotto Casa Modena, i salami Cavazzuti, la finocchiona IGP toscana sono soltanto alcuni esempi dei salumi realizzati ed esportati, con ampia vendita anche in Italia, dai Grandi Salumifici Italiani che, grazie alla bontà dei salumi prodotti e alla vasta produzione, riesce a realizzare un fatturato tale da essere annoverata tra le principali aziende italiane con un indice di gradimento molto apprezzato in tutta Europa.

In Italia, esistono salumifici di notevoli dimensioni, fortemente industrializzati, che utilizzano tecnologie ed attrezzature all’avanguardia, accanto a salumifici artigianali, più piccoli o addirittura a gestione familiare, che si occupano della produzione di specifici insaccati a livello locale con differenti volumi di esportazione, molto spesso con una vendita circoscritta a carattere regionale.

Tra i più grandi salumifici italiani, oltre alla già ricordata azienda di Modena, si trova, nella zona marchigiana di Porto San Giorgio, lo storico salumificio Ciriaci che si occupa di allevamento di animali e produzione di salumi a livello industriale tra cui prosciutti, capocolli, ciauscolo e lonza. Nella città toscana di Siena ha sede il rinomato salumificio Viani che produce insaccati di ottima qualità, attraverso lavorazioni raffinate volte alla produzione di capocolli, salsicce stagionate, mortadelle e prosciutti crudi che è possibile trovare in molti supermercati italiani.

Nel nord Italia, vi sono innumerevoli salumifici specializzati nella produzione, vendita ed esportazione del tipico prosciutto di Parma e San Daniele, oltre ai salumifici del perugino e di Norcia con le loro specialità dei prosciutti nostrani stagionati, dei capocolli e delle salsicce secche.
I salami di Milano e di Macerata, i tipici salami saporiti e piccanti del sud Italia e il salame calabrese sono salumi made in Italy, molto apprezzati e venduti, prodotti nei numerosi stabilimenti e salumifici calabresi e pugliesi, quali ad esempio i salumifici Furina e Menotti.

In tutto il territorio nazionale esistono, dunque, molti salumifici che producono insaccati di ottima qualità e di ogni tipo, rifornendo i banchi di alimentari e supermercati ed esportando le produzioni all’estero.

I 10 vini italiani più famosi al mondo

I vini italiani sono ben noti per la corposità e l’aroma intenso che li caratterizza, ma quali sono i 10 più apprezzati nel mondo? Scopriamolo insieme.

1. Barolo: vino rosso piemontese e da sempre apprezzato dalle classi nobili.

Nonostante le sue origini piuttosto recenti (la sua produzione è iniziata nell’800), ha saputo affermarsi nel settore dei vini pregiati conquistando un pubblico sempre crescente.

E’ un ottimo vino per accompagnare formaggi stagionati come il Grana Padano/Parmigiano Reggiano, piatti aromatizzati con il tartufo oppure pasticceria secca.

2. Barbaresco: vino proveniente dall’omonima città in provincia di Cuneo, è uno dei rossi più pregiati d’Italia, apprezzato fin dai tempi dell’antica Roma.

Ha una gradazione alcolica di 18-20° ed è adatto a coloro che amano gli aromi decisi e corposi.

Si abbina perfettamente ad arrosti, piatti a base di polenta, selvaggina, formaggi piccanti e stagionati.

3. Franciacorta: prodotto nella famosa zona vinicola bresciana, è composta da uve Pinot bianco/nero e Chardonnay.

Viene sottoposto a una rifermentazione in bottiglia per un periodo minimo di 18 mesi.

Questo vino si sposa bene con salumi, formaggi a pasta filata come stracchino o mozzarella, verdure e uova.

4. Müller Thurgau: vino bianco prodotto in Trentino-Alto Adige, è caratterizzato da un aroma fresco, leggero e dal retrogusto mandorlato.

Ideale da servire durante i pasti o per un aperitivo.

Ha una produzione risalente all’800, ma ciò non toglie che sia uno dei vini italiani più amati in Italia e all’estero.

5. Verdicchio: prodotto di secolari origini marchigiane, poichè pare che risalgano all’VIII secolo a. Cristo ed era molto amato dagli antichi romani.

Questo vino bianco è diventato famoso grazie ad un’efficiente strategia di marketing adottata negli anni ’50 dalla sua azienda produttrice, la quale decise di venderlo in confezioni a forma di anfora piuttosto che all’interno di classiche bottiglie.

E’ ottimo da abbinare a portate di pesce o verdure.

6. Chianti: vino rosso toscano per eccellenza, proviene dall’omonima zona, la quale conta ogni anno migliaia di visitatori italiani e stranieri.

E’ contraddistinto da sempre dal marchio raffigurante un gallo nero, viene prodotto con uve Sangiovese.

Per gustarlo al meglio è bene aprire la bottiglia qualche ora prima di berlo, affinchè possa sprigionare tutti i suoi aromi e profumi.

E’ il vino ideale per accompagnare carni rosse, selvaggina e formaggi stagionati.

7. Fiano di Avellino: già famoso nell’antica Roma, è uno tra i vini bianchi italiani più prestigiosi, ha un bel colore giallo paglierino e viene prodotto per lo più con uve Fiano.

Ben si abbina alla mozzarella di bufala, ai crostacei e alle carni bianche.

8. Primitivo di Manduria: vino rosso pugliese dall’aroma deciso e forte, viene prodotto nelle zone di Brindisi e Taranto.

Non tutti sanno che ha un gemello californiano prodotto con uve molto simili. Ottimo per accompagnare formaggi, carni grigliate e primi piatti.

9. Vermentino di Sardegna: vino sardo bianco e secco di color giallo paglierino con riflessi verdi, ha un leggero retrogusto amarognolo.

Si serve ad una temperatura di 8-10° per accompagnare principalmente piatti a base di molluschi e crostacei.

10. Cannonau: prodotto di origini sarde, è uno dei vini rossi più conosciuti di questa regione.

Ha un sapore secco e molto persistente, ben adatto per essere abbinato a portate di carne brasate, arrosti, selvaggina, cinghiale, formaggi stagionati o dolci come crostate di ciliegie e semifreddi al cioccolato.

I 10 più famosi formaggi italiani nel mondo

I formaggi sono dei deliziosi alimenti ricchi di calcio a cui è quasi impossibile resistere e l’Italia è maestra nella produzione di queste perle di latte.

Nel nostro paese esistono oltre 400 tipologie di formaggio, ma quali sono quelli più conosciuti nel mondo? Scopriamolo insieme.

  1. PARMIGIANO REGGIANO/GRANA PADANO DOP: il primo viene prodotto in Emilia-Romagna, mentre il secondo è tipicamente lombardo ma viene prodotto anche in Trentino Alto Adige, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto (in queste zone si estende appunto la Pianura Padana).

E’ un formaggio con una stagionatura che va dai 12 ai 18 mesi per il Parmigiano,mentre per il Grana arriva fino a 20.

Sono a pasta dura ma friabile, sono caratterizzati da un sapore intenso e vengono spesso utilizzati per condire i primi piatti.

  1. GORGONZOLA DOP: prodotto nelle regioni Piemonte e Lombardia, esiste nella versione dolce o piccante.

E’ un formaggio muffettato e viene prodotto con il latte della vacca Penicillium Roqueforti.

Può essere anche venduto con l’aggiunta di noci, salmone o mascarpone che lo rendono ancora più gustoso;

  1. TALEGGIO DOP: viene prodotto nella valle omonima ma anche in Veneto, Lombardia e Piemonte.

E’ caratterizzato da una crosta spessa (data dalle diverse spugnature con acqua e sale) ma dall’interno morbido.

La sua stagionatura dura circa 40 giorni e rilascia un odore e sapore intenso.

  1. MOZZARELLA DI BUFALA CAMPANA DOP: la migliore viene senz’altro prodotta nelle regioni meridionali d’Italia, il latte impiegato è ovviamente quello di bufala.

Ha una pasta filata e morbida ed un sapore molto simile a quello dello yogurt. Ottima da degustare da sola ma anche come condimento per la pizza, altra specialità italiana famosa nel mondo;

  1. FIORE SARDO DOP: formaggio proveniente dalla Sardegna, viene prodotto dai pastori con il fuoco a legna e questo processo gli conferisce un aroma affumicato.E’ un prodotto grasso dalla media-lunga stagionatura.
  1. PECORINO DOP: ne esistono ben 3 versioni: sardo, toscano e romano, che variano secondo il luogo di produzione.

Formaggio grasso dalla consistenza dura o semidura , viene sottoposto ad una media-lunga stagionatura.

Per il pecorino toscano e romano viene impiegato il latte di mucca, mentre per quello sardo quello di capra.

Esiste in versione dolce o stagionata dal sapore più forte.

  1. FONTINA DOP: prodotto tipico della Valle d’ Aosta, è caratterizzato da un intenso colore giallo paglierino e da una crosta molto sottile non commestibile.

E’ un formaggio decisamente grasso che viene sottoposto a stagionatura media minima di 3 mesi in acqua salata.

Ha un sapore deciso e viene spesso impiegato per la realizzazione della fonduta, piatto tipo regionale.

  1. CACIOCAVALLO SILANO DOP: proveniente dalla Calabria, Basilicata, Puglia e Molise, viene prodotto con il latte delle mucche allevate allo stato brado e sottoposto ad una stagionatura di 30 giorni all’interno di cantine apposite appeso a delle travi.

La sua pasta è filata ed esiste in versione dolce o piccante;

  1. ASIAGO DOP: prodotto tipico della città di Vicenza ma anche di tutto il Veneto.

Per la realizzazione di questo formaggio viene impiegato il latte vaccino ed è caratterizzato da aromi differenti poichè ne esistono tre versioni: mezzano, vecchio o stravecchio.

Il primo ha una stagionatura di 4-6 mesi e ha un sapore dolce.

Il secondo ha una stagionatura che supera i 10 mesi, mentre quella dello stravecchio supera i 15.

Entrambi hanno un sapore molto forte e deciso arrivando anche ad avere delle note piccanti.

  1. PROVOLONE VALPADANA DOP: formaggio prodotto in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.

Caratterizzato da una pasta dura/semidura e filata, è un alimento grasso prodotto con latte vaccino.

Sono disponibili due versioni: quella dolce e quella piccante; la prima è sottoposta a stagionatura di circa 30 giorni, mentre la seconda arriva fino a 16 mesi.

Esportazione Vini Italiani

La qualità del vino italiano

Il vino, soprannominato nel tempo anche nettare degli dei per il suo gusto raffinato, ancora oggi rappresenta la bevanda più apprezzata in tutto il mondo. Il vino prodotto in Italia è conosciuto a livello internazionale perché di elevata qualità e produzione certificata. Il nostro paese è uno dei leader nella produzione di vini pregiati, prodotti molto richiesti sia per il gusto che per il rapporto qualità/prezzo. Il mercato dell’export vino italiano è infatti uno dei più accreditati e attivi fra tutti i paesi ed è uno dei punti di forza dell’azienda CDA Market, centro di distribuzione alimentare con sede a Lozza, in provincia di Varese, che punta proprio sull’esportazione dei vini italiani in molti paesi stranieri. CDA Market punta molto sulla qualità dei prodotti italiani ed è sicura di ottenere successo con la clientela esportando all’estero alimenti e bevande del nostro Paese, come i famosi e conosciuti vini di nostra produzione. Vini rossi, bianchi e rosè certificati DOC e DOCG per offrire solo il meglio sulle tavole estere.

L’esportazione dei vini italiani

Studi recenti dimostrano che il prodotto maggiormente richiesto dal mercato internazionale è proprio il vino italiano. Ogni annata produce vini che contengono peculiarità uniche relative a profumo, colore e gusto. Con le sue particolari proprietà benefiche per l’organismo umano e il gusto intenso diventa una colonna portante immancabile nelle tavole italiane e, grazie al servizio di esportazione di aziende come CDA Market, anche di quelle straniere. Le categorie di vini sono alquanto variegate: frizzante, spumante, passito, liquoroso, novello. Ogni tipologia di vino italiano possiede delle caratteristiche proprie relative al grado etilico e alla corposità. Sono prodotti unici nel loro genere e apprezzati sia durante i pasti che sorseggiati in compagnia di amici nei wine bar. CDA Market effettua un’analisi accurata dei vini italiani destinati all’esportazione estera evidenziando la denominazione d’origine e il produttore. La qualità prima di tutto per garantire un servizio impeccabile e regalare alla produzione italiana un posto d’onore anche all’estero.

Paesi di esportazione dei vini italiani

Il vino prodotto in Italia viene esportato con ottimi risultati soprattutto nei paesi europei. Il Paese che più di altri apprezza il nostro vino è la Francia, seguita subito dopo dalla Germania, dalla Spagna e dal Regno Unito. Ma non soltanto dall’Europa arrivano le richieste di acquisto del vino italiano: la qualità made in Italy ha ormai oltrepassato le frontiere e il suo successo ha raggiunto anche Paesi come gli Stati Uniti d’America, la Cina, l’Australia, l’Asia, l’Oceania e il Canada. I nuovi emergenti mercati di esportazione del vino italiano sono alcuni Paesi europei come la Danimarca, che sta imparando ad amare la sua rinomata qualità e, a livello più internazionale, la Russia e il Giappone. CDA Market esporta con continuità e professionalità la nostra produzione di vini migliori in tutti i Paesi stranieri, elevando la qualità e il pregio del marchio italiano e rivolgendosi ad un target di consumatori piuttosto vario.

Dati di esportazione recenti

Ogni anno i centri di ricerca effettuano analisi dettagliate sull’andamento della produzione vinicola e sulla sua esportazione all’estero. I dati relativi all’esportazione del vino italiano che corrispondono all’anno 2016 confermano il successo della produzione italiana, sempre più ricercata. Si parla addirittura di export da record! La quota raggiunta è di circa 5,6 miliardi di euro, registrando un incremento delle esportazioni di una percentuale maggiore del 40% rispetto all’anno precedente. La qualità della produzione italiana ancora una volta viene, dunque, premiata e ottiene i riconoscimenti che gli spettano per l’attenzione che i produttori dedicano ad ogni fase di realizzazione, dalla cura delle vigne fino all’imbottigliamento. CDA Market garantisce che i prodotti esportati portano con sé un marchio reale e significativo che si vuole porre in evidenza contro le produzione false che spacciano un vino alterato per vino nostrano e lo vendono a caro prezzo a discapito della qualità italiana. Il centro offre garanzia certificata per tutti i suoi prodotti di esportazione, a cominciare dai vini fino a formaggi, salumi, conserve e altri prodotti alimentari rigorosamente made in Italy.

Prodotti tipici della Toscana – piacciono anche al principe Carlo

Che il cibo italiano sia apprezzato nel Regno Unito non è certo una novità, tuttavia sapere che il principe Carlo intende organizzare a Londra una settimana per i prodotti Slow Food delle zone terremotate del centro Italia ne è una piacevole conferma oltre che una lodevole iniziativa.

Carlo e Camilla in questi giorni hanno visitato Amatrice e i resti delle città colpite dal terremoto nell’estate del 2016, poi hanno visitato Roma dove hanno incontrato il Papa e infine sono andati a Firenze dove hanno iniziato la giornata fra i banchi del mercato di Sant’Ambrogio alla scoperta dei prodotti tipici toscani.

Non hanno solo passeggiato fra i banchi, il principe ne ha approfittato anche per fare la spesa. Ha comprato pecorino di grotta della Maremma, prosciutto di San Casciano e i salamini toscani che ha voluto assolutamente pagare.

Alla Bottega dell’Augusta, invece, Carlo e Camilla hanno assaggiato una schiacciata all’olio e subito dopo si sono recati al teatro del Sale, dove li aspettavano il patron Fabio Picchi e il presidente di Slow Food Carlo Petrini.

E’ qui che Carlo ha proposto di realizzare a Londra una settimana interamente dedicata alle aziende Slow Food che operano nelle zone terromotate dell’Italia centrale, per aiutarle a ripartire.

Il Tour alla scoperta del cibo toscano si è concluso davanti al banco di un birrificio artigianale del Valdarno fiorentino, dove Carlo ha assaggiato la birra prodotta con la patata rossa di Cetica aromatizzata alla lavanda toscana, molto apprezzata dal Principe.

Salame cacciatore italiano il più venduto in Germania

Il salame cacciatore, uno dei nostri più antichi e tipici salumi continua ad essere estremamente apprezzato in Germania.

Nel 2016 il salame cacciatore, seppure con una lieve flessione rispetto all’anno precedente, ha mantenuto infatti importanti quote di leadership nelle esportazioni e consumi.

Quali sono le ragioni di questo successo? E’ stato chiesto a Lorenzo Beretta, Presidente del Consorzio Salame Cacciatore.

La qualità e la praticità d’utilizzo, grazie alle ridotte dimensioni del “salamino” che lo collocano all’interno di una modalità di consumo pratico perfettamente in linea con i nuovi stili di vita.

Questo salame viene prodotto utilizzando materie prime esclusivamente italiane e nel pieno rispetto della sua antica ricetta, ovvero quella dei salamini che i cacciatori portavano con sé nelle bisacce durante le loro battute di caccia.

I Salamini Italiani alla Cacciatora DOP risultano una categoria di alimenti adatta a tutta la popolazione e a diversi momenti di consumo, in grado di soddisfare la ricerca del gusto e, allo stesso tempo, in linea con le raccomandazioni dietetiche della comunità scientifica.

Il contenuto di sale è notevolmente diminuito rispetto agli anni scorsi. Ciò grazie all’evoluzione dei sistemi di produzione e alla maggiore attenzione nella qualità delle materie prime e delle spezie utilizzate. Presentano un contenuto di sale nettamente minore rispetto al passato, in una percentuale del ben 18%.