Il cibo italiano piace molto all’estero: export 2016 da record a 38 mld, in crescita anche il 2017

Tra i settori di eccellenza del Made in Italy c’è quello agroalimentare che, secondo un rapporto della Coldiretti, ha segnato un vero record nel 2016, con un fatturato complessivo di 38 miliardi di euro nelle esportazioni e una crescita, rispetto all’anno precedente, del 3%.

Il successo del cibo italiano all’estero

La stima della Coldiretti è ottimista anche per il 2017, anno in cui continua la tendenza all’export per quanto riguarda tutti i prodotti dell’eccellenza agroalimentare italiana.
La sorpresa riguarda soprattutto l’esportazione di prodotti anche nei paesi che ne producono di simili, con altrettanto impegno, come avviene in Francia per il vino e lo champagne.
Il record raggiunto di 38 miliardi di euro significa che l’apprezzamento per il cibo italiano sta avendo un successo senza precedenti, anche a dispetto delle molte imitazioni, di cui lo stesso mercato è troppo spesso vittima.
La qualità tuttavia vince sulle imitazioni e lo provano i dati che si riferiscono ad alcuni prodotti in particolare, a cominciare dalla produzione dei vini.
L’aumento del volume di affari è stato calcolato in 5, 6 miliardi di euro, con un incremento anche in questo caso del 3%. I paesi maggiormente ricettivi sono stati l’Australia con un +14%, seguita dalla Francia, dove c’è stata una richiesta superiore del 5% rispetto all’anno precedente, quindi gli Stati Uniti con un +3% e infine la Spagna con un +1%.

Francia e Spagna sono esse stesse produttrici di vini rinomati, in particolare si fa riferimento allo champagne d’Oltralpe. Eppure anche in questo caso lo spumante italiano, che rappresenta il competitor storico, ha visto un incremento di richieste proprio dalla Francia addirittura del 57%. Una performance sorprendente che conferma l’impegno dei produttori italiani, i quali hanno ottenuto un risultato di vendite oltre ogni più rosea aspettativa.

Gli altri prodotti che hanno conquistato un’ulteriore fetta del mercato agroalimentare all’estero sono rappresentati dai formaggi, dove anche in questo caso la Francia si pone come uno tra i maggiori Paesi acquirenti, quindi l’ortofrutta, l’olio e i salumi.

I formaggi, che sono tra i prodotti più “taroccati”, come ha avuto modo di sottolineare anche Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti, hanno avuto un aumento delle esportazioni del + 7%, che tradotto in denaro rappresenta 2, 4 miliardi di euro.
Solo in Francia il formaggio italiano è stato esportato con un aumento dell’8%, e ancora più soddisfacente è stata la preferenza accordata al settore caseario italiano dalla Cina.

Sul mercato asiatico, rappresentato da questo Paese che si configura come la nuova e allettante frontiera dei commerci con l’Europa, l’aumento delle vendite ha toccato il +34%. Gli stessi cinesi non disdegnano di visitare il nostro Paese alla ricerca dell’eccellenza culinaria e dell’artigianalità e che, in alcuni casi, è unica al mondo.
Sempre in Cina sono aumentate anche le esportazioni del piatto italiano più conosciuto al mondo, come possono essere gli spaghetti, nonostante la storia narra che il gigante asiatico ne sia stato l’antesignano. Le compravendite della pasta sono aumentare del 16%.

Per i salumi c’è stato, invece, un incremento dell’8%, in particolare verso la Germania, patria del wurstel e dell’hamburger, con un +9% anche negli Stati Uniti. In quest’ultimo Paese la richiesta dei nostri salumi è aumentata del 19%, grazie anche alla fine del blocco, protrattosi per ben 15 anni, delle importazioni in questo settore, che aveva precluso la penetrazione dei prodotti italiani nel mercato oltreoceano. Altri dati sorprendenti riguardano Paesi come la Germania, la Gran Bretagna, la Svezia e l’Irlanda, verso i quali rispettivamente c’è stato un aumento di vendite di birra del 6%, 7%, 3% e 31%.
L’Irlanda, in particolare, ha segnato un’impennata stupefacente per la richiesta di questa bevanda, considerando che è lo stesso Paese produttore di una delle più famose birre al mondo.

L’olio italiano, nonostante i casi di xylella in una delle terre a maggiore produzione come la Puglia, ha visto un incremento delle esportazioni del 6%.

Le considerazioni di Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti su questi dati sono state entusiastiche, perché ha riconosciuto la grande valenza che i prodotti agroalimentari italiani hanno agli occhi degli stranieri.
Lo stesso ha auspicato un miglioramento di questi dati, anche in considerazione dei controlli più incisivi che dovrebbero essere fatti sulle imitazioni, spesso grossolane e facilmente riconoscibili.

Il mercato agroalimentare italiano all’estero subisce ogni anno un danno pari a circa di 60 miliardi di euro, a causa dell’uso indiscriminato e illegale di immagini, riferimenti geografici e addirittura denominazioni, che sfruttano il nome dell’Italia. Le stime parlano di circa il 60% di prodotti agroalimentari falsificati che si trovano oltre i confini nazionali, e nonostante questo, i dati di Coldiretti disegnano un quadro quanto mai positivo.