Il Natale 2017 in pubblicità

Mostri immaginari e animazione, favole e saghe familiari, ecco le alcune delle storie che aziende e grandi catene stanno utilizzando per annunciare il Natale 2017.

A differenza degli anni scorsi quando vi erano state delle piacevoli variazioni sul tema, con intenti provocatori e innovativi nel linguaggio, quest’anno tutti hanno scelto di comunicare in modo tradizionale tradizionale.

La catena inglese John Lewis ha realizzato un cortometraggio due minuti chiamato Moz the Montser, come il nome della strana creatura che dorme rumorosamente sotto il letto di un bambino.
Il risultato che gli utenti vedranno durante le feste va detto che è costato un milione di sterline per la produzione più sei milioni per la pianificazione.

Marks & Spencer, seguita dall’agenzia pubblicitaria Grey hanno acquistando i diritti di Paddington, film sugli schermi da alcune settimane con protagonista il simpatico orsacchiotto, attraverso varie peripezie, diventa l’assistente di Babbo Natale.

Anche Amazon nei prossimi giorni pubblicherà il suo spot di Natale, quest’anno userà il proprio logo per vitalizzare i propri pacchi facendo intonare la celebre canzone dei Supertramp “Give a little bit” per l’occasione riproposta dal cantante della band Roger Hodgson con un coro di bambini.

Il tema favolistico anche per il Natale 2017 resta tra i più utilizzati : la grande catena food Asda riprende la classica “Fabbrica di cioccolato” dove non si creano solo dolci ma tutti i prodotti in vendita nel supermercato, mentre la catena Debenhams (Agenzia JWT London) si ispira a Cenerentola al tempo dello shopping compulsivo e dei social, con un narratore di eccezione.

[Fonte Wired]

I migliori tartufi piemontesi

Il Tartufo è una specie di fungo che vive sotto terra in simbiosi con le radici di alcune piante come il pioppo, la quercia e il nocciolo. Questo alimento dalla forma simile a un tubero è composto da una notevole percentuale di acqua, fibre e sali minerali che gli concedono alcune proprietà benefiche. L’estetica del tartufo può variare a seconda delle caratteristiche del terreno ad esempio, un terreno morbido aiuterà il tartufo a crescere seguendo una forma regolare e tonda, mentre uno duro o con tante radici faciliterà una crescita irregolare e bitorzoluta. Nonostante questa differenza estetica, entrambi i tipi hanno un sapore gradevole e un odore intenso tanto da renderli molto apprezzati in cucina.

La regione italiana produttrice per antonomasia di Tartufi è il Piemonte e si menziona in particolar modo la città d’Alba, terra natia del pregiatissimo tartufo bianco e di una delle fiere a tema più celebri al mondo. Il Piemonte però, nelle zone del Monferrato, Roero, Langhe, e Colline del sud, dà i natali anche ad altre tipologie di tartufo altrettanto gustose, quali il Tartufo Nero Pregiato, lo Scorzone, l’Uncinato, il Moscato e il Brumale.

Il Tartufo Bianco d’Alba che si raccoglie dalla prima metà settembre nelle Langhe e nel Monferrato, è il più apprezzato dagli intenditori grazie al suo profumo aromatico e al sapore inconfondibile. Il suo aspetto è irregolare nella forma ma liscia e vellutata al tatto, con un colore crema tendente all’ocra pallido sull’esterno e una tonalità di giallo incline al grigio nella parte interna. La peculiarità del gusto unita al costo elevato rendono questo tartufo ideale da mangiare crudo, tanto è vero che bastano poche scaglie o una spolverata per dare un sapore caratteristico al piatto.

Altrettanto stimato e dal sapore caratteristico è il Tartufo Nero Pregiato di Norcia, che si inizia a cogliere dai primi giorni di dicembre. La sua figura si presenta regolare e liscia, il profumo è intenso, fruttato e il sapore è deciso e bilanciato allo stesso tempo, tanto da renderlo il tartufo preferito di molti estimatori. Le pregiate caratteristiche di questo tartufo lo rendono un eccellente ingrediente in cucina e gli ha conferito il nome di “tartufo nero dolce”. Come per il Tartufo Bianco d’Alba, anche quello nero Pregiato di Norcia ha un costo e un sapore importante, infatti non necessita di essere cotto o condito, bastano poche scaglie a crudo per dare un valore aggiunto alla pietanza.

Individuabile in diverse zone del Piemonte, invece, vi è lo Scorzone. Un tartufo di colore nero, chiamato in questo modo a causa della sua crosta dura e verrucosa. La sua specie si suddivide in due validi esemplari, lo Scorzone estivo e quello Invernale o Uncinato. Quello estivo, chiamato così per il periodo di raccolta che va dal quindici maggio al trentuno agosto, ha un profumo aromatico con note di porcino e nocciola, che lo rende un ingrediente prezioso in cucina poiché molto commestibile. L’intensità del suo sapore è meno persistente e questo fa sì che sia meno costoso rispetto agli esemplari precedenti e quindi è utilizzato principalmente dal settore produttivo per preparare oli e salse con l’aggiunta di aromi per compensare la ridotta aromaticità.

Il Tartufo Uncinato, conosciuto anche come Scorzone Invernale, si cerca dal primo ottobre al quindici marzo trovandolo ai piedi dei latifoglie. Ha un profumo gradevole e un sapore intenso che ricorda un vago sentore di nocciola, grana e porcino. Anche questo tartufo viene usato spesso in cucina, principalmente in salse d’accompagnamento e creme di base.

l cavatori competenti sanno che nei terreni ricchi di humus nel periodo che va da metà novembre a metà marzo è possibile raccogliere ai piedi del nocciolo, il Tartufo Moscato. Questo tartufo si presenta con la scorza molto scura simile a quella del tartufo nero d’inverno e la polpa interna mostra delle striature bianche che lo distinguono dagli altri tartufi scuri. Il suo aroma esibisce note piccanti e il suo profumo è pungente e somigliante a quello del muschio. Per questo è utilizzato in cucina in oli aromatici e creme.

Per finire c’è il Brumale, un tartufo che si raccoglie dal primo gennaio al quindici marzo il cui aspetto si presenta verrucoso e di colore nero. Il suo odore è forte e gradevole con note di nocciola immatura e il suo sapore è buono ma non eccessivamente pregiato. Ideale per la creazione di oli aromatici.

Golosità Natalizie On Line

Il Natale è anche gioia e condivisione e probabilmente il suo lato più goloso è rappresentato dalle specialità alimentari e dai vini da portare a tavola durante le feste.

Non è mai troppo presto per iniziare a pensarci, se date un’occhiata al nostro catalogo troverete già idee e confezioni enogastromiche per fare dei regali davvero golosi.

Potrete scegliere tra numerose confezioni che propongono il meglio tra le migliori specialità alimentari italiane.

Per i palati più esigenti prepariamo anche idee regalo personalizzate, in grado di soddisfare le richieste e i desideri non solo dei grossisti nostri clienti distribuiti in tutta Europa ma anche delle aziende interessate a regalare un cesto di cibo oppure delle cassette di vini di qualità.

Tutte nostre confezioni regalo racconta una storia di passione e di tradizione attraverso il cibo, ogni confezione racchiude un esclusivo assortimento di specialità che sapranno deliziare il Vs palato e dei Vs clienti, vi aspettiamo.

 

I funghi più amati dagli italiani

I funghi che si trovano in natura appartengono a numerose specie e possono essere velenosi o commestibili; inoltre presentano caratteristiche e sapori molto differenti. Proprio per questo motivo vanno selezionati con attenzione prima di essere impiegati in cucina. In Italia i funghi sono apprezzati e usati per la creazione di piatti molto gustosi e diversi tra loro. La decisione su come utilizzarli e abbinarli dipende dalla varietà che si ha a disposizione. Alcune specie sono più amate e famose.

Tra i funghi più ricercati in Italia si ricorda il prataiolo, chiamato da Orazio il fungo migliore. Si caratterizza per il particolare colore biancastro sfumato di giallo o rosato, per l’ampio cappello globuloso e per il gambo cilindrico. Ha una composizione carnosa e priva di grassi con un alto contenuto di amminoacidi e di proteine: questo vale in particolare per gli esemplari più giovani. Il prataiolo ha un aroma saporito e lievemente mandorlato e cresce in colonie a meno di 2.000 metri di altitudine.

Altrettanto gradite sono le Amanita Caesarea, cioè gli ovuli buoni, considerati il cibo degli dei per gli antichi Romani. Bianco e molto tenero, questo fungo viene consumato cotto e crudo. Il cappello è sfumato di arancione con un velo bianco a forma di uovo che consente di identificare immediatamente gli esemplari, mentre il gambo cilindrico è giallognolo. Si tratta di una delle poche specie che necessitano di un clima secco per svilupparsi pienamente. Proprio per questo motivo le Amanita Caesarea sono ampiamente diffuse nel Sud Italia sotto i 900 metri d’altezza.

Variante della stessa specie sono l’Amanita Vaginata e l’Amanita Fulva: nel primo caso il fungo è soprannominato Alba per il suo colore argentato e per la carne tenera e bianca. Il cappello è striato e campanulato, mentre il gambo è molto sottile. Prima di essere consumato va cotto. Invece l’Amanita Fulva, poco diffusa, viene chiamata in questo modo per il colore rossastro del cappello conico. E’ un fungo molto tenero e fragile, con gambo sottile e fibroso e un sapore delicato e piacevole.

Veramente amato tra le tante varietà di porcini è il boleto: è un fungo davvero versatile, che può essere consumato unito a paste e risotti, trifolato, panato, fritto, grigliato o farcito, frullato. Cresce soprattutto sulle Alpi e sugli Appennini. Molto rinomati sono i porcini neri, considerati i re dei funghi: hanno un grosso gambo, un cappello convesso, un colore bruno e un sapore intenso. La carne di questo fungo è soda e molto aromatica.

Il galletto viene chiamato anche orecchina, galluccio, margherita oppure cresta di gallo a causa del colore uniforme giallo dorato, del corto gambo e del cappello irregolare e ondulato che lo rende immediatamente riconoscibile. Ha un aroma intenso e viene usato spesso in cucina per la carne soda, molto gustosa e liscia. Si tratta della base ideale per salse e sughi e può essere anche fritto oppure trifolato con ottimi risultati.

Nell’Appennino centro-settentrionale cresce la Trombetta dei Morti, veramente apprezzata in queste zone per il suo sapore che ricorda quello del tartufo con un retrogusto dolce. Anche per questo motivo viene soprannominato tartufo dei poveri in quanto era usato dalle classi medio-basse per sostituire un ingrediente di lusso. Risulta facilmente distinguibile per il gambo cavo e per cappello arrotolato simile a una trombetta di colore marrone-bruno.

Funghi che vengono subito riconosciuti anche dalle persone che non sono esperte nel settore sono i chiodini, il cui nome scientifico è Armillaria mellea. Hanno gambi cilindrici e un cappello carnoso di forma conica dall’orlo arrotolato. Viene consumato cotto ed è uno dei funghi più utilizzati in cucina non soltanto in Italia, ma anche in tutta Europa. Ha un sapore sfizioso e complesso, che unisce note dolci e acidule.

Infine in Liguria, in Veneto, a Potenza e in Emilia è molto apprezzato un fungo locale, il prugnolo. In ogni Regione viene chiamato in modo diverso, ma è soprannominato il Fungo di San Giorgio perché secondo la tradizione matura il 23 aprile.

Le specialità alimentari da regalare per il Natale 2017

Natale è amore, famiglia e convivialità. È bello stare insieme agli amici, ai parenti e ritrovarsi intorno a una tavola per degustare un buon vino o assaggiare una novità gastronomica. Vini pregiati e specialità alimentari sono regali sempre graditi. Se siete alla ricerca di qualche idea nuova e originale per Natale 2017, ecco alcuni suggerimenti.

Le migliori specialità alimentari per Natale 2017

Secondo stime recenti, l’80% di coloro che ricevono come dono natalizio alimenti pregiati o tipici regionali, cassette di vini o specialità biologiche, resta pienamente soddisfatto. L’analisi della Coldiretti/Exè relativa ai dati del Natale 2016 ha confermato che il 39% delle famiglie italiane ha trovato sotto l’albero prodotti enogastronomici. Sono prevalsi alimenti e bevande made in Italy e solidali, come quelle delle zone colpite dal terremoto, mentre è diminuita la richiesta di cibi esotici.

La selezione food per Natale è ampia e non c’è limite alla fantasia: dal vino al cioccolato artigianale, dall’olio pregiato alla ai cesti con la pasta per veri intenditori, la bella figura è assicurata. Un consiglio: fate un regalo mirato sui gusti del destinatario o del suo nucleo familiare (ad esempio se ci sono bambini).

L’Italia è tra i principali produttori di vino a livello mondiale. Dal Barolo al Franciacorta, dal Brunello di Montalcino alle bollicine dei grandi vini bianchi del Friuli avete solo l’imbarazzo della scelta. Se avete deciso di regalare un pandoro o un panettone di alta pasticceria accompagnatelo con il Passito di Pantelleria o il Primitivo di Manduria. Potete orientarvi anche su un prodotto di nicchia, quali grappe e distillati.

Con l’esclusività dello champagne si va sul sicuro. Dom Perignon e Cristal sono gli champagne per antonomasia. Un’idea originale è il cofanetto della maison Charles Heidsieck che comprende salmone affumicato di Upstream, una bottiglia, tagliere e coltellino per il servizio in tavola, uova di salmone e un piccolo ricettario.

Salumi e insaccati sono parte fondante della cucina italiana. Ogni regione ha le sue specialità: il prosciutto crudo di Parma e San Daniele, il salame Milano, il lardo di Colonnata, la ‘nduja calabrese, lo strolghino di Parma e Piacenza. L’importante è scegliere salumi artigianali e completamente naturali, affumicati con legno di ciliegio provenienti da suini autoctoni e lavorati all’antica. Non potrete sbagliare.

Formaggi, perché no? Anche in questo caso puntate su prodotti locali a km zero. A chi non piace il Parmigiano Reggiano o il Grana Padano? Per Natale, Parmareggio realizza confezioni con abbinamenti sfiziosi e di alta qualità. Parmigiano stagionato 22 o 24 mesi con aceto balsamico di Modena IGP e coltellino da assaggio oppure stagionato 30 mesi con spumante brut. C’è anche la versione biologica. Stesso discorso per il saporito Grana Padano.

La mozzarella di bufala campana DOP dell’agrocasertano o di Paestum è prelibata, morbida e unica nel suo genere. Permette di fare un regalo sicuramente gradito a un costo contenuto. Restando in Campania, potete pensare a una selezione della famosa pasta di Gragnano con semole selezionate italiane e trafilatura al bronzo.

L’Italia è tra i più importanti produttori di olio extra vergine d’oliva. L’ “oro giallo” è un ingrediente indispensabile nella dieta mediterranea. Con l’olio artigianale spremuto a freddo della Liguria o della Puglia regalerete i profumi e il sapore dell’antico frantoio. In una valigetta regalo potete aggiungere una selezione del Gran Cru Olio extra vergine d’oliva, olive caramellate e formaggi locali.

Se volete andare sul sicuro, scegliete il cioccolato artigianale senza conservanti e coloranti. Un cesto o un cofanetto di legno pieno di cioccolatini con massa di cacao classico, fondente e aromatizzata accontenterà grandi e piccini. Imperdibili i gianduiotti piemontesi, il cioccolato di Modica e le creme alle nocciole Piemonte Igp. Non dimenticate di inserire cioccolato senza latte e senza glutine per chi è intollerante. Se volete stupire, affiancate ai dolci della tradizione miscele pregiate di caffè, dal costosissimo “Kopi Luwak” a quello più abbordabile (ma sempre caro) “Yauco Selecto AA” di Puerto Rico.

Un regalo “buono”? Vino, spezie, datteri della Palestina, noci e torroni equosolidali: qualità ed etica in un unico cesto.

Quali sono i piatti italiani più invidiati dagli stranieri

Parlare di cucina italiana significa descrivere un’arte che fa della qualità il suo caposaldo. L’Italia è un vero e proprio manuale di gastronomia vivente. Ricca di tradizioni, ogni cucina regionale del Bel Paese stuzzica il palato dei viaggiatori che arrivano da ogni angolo della Terra. La tavola italiana è infatti un piacere puro intriso di profumi e sapori indimenticabili. Scopriamo insieme i piatti che intrigano le papille gustative degli stranieri.

La top ten dei piatti che hanno conquistato il palato degli stranieri

Il viaggio tra i piatti italiani più amati all’estero va da una regione all’altra a dimostrazione del fatto che tutte le cucine hanno qualcosa da regalare. Dalla Liguria alla Calabria, dall’Emilia al Veneto, dalla Toscana alla Campania, all’Alto Adige, al Lazio, al Piemonte e all’isola di Sardegna, ogni realtà diventa ambasciatrice di un piatto che ha fatto parlare di sé.

 

Non solo pasta e pizza dunque. Ad avere conquistato il visitatore straniero è la famosa salsa genovese denominata pesto, che con il suo profumo di basilico e il sapore speciale frutto dell’incontro tra pecorino e parmigiano, quello dell’aglio, quello del buon olio evo, dei pinoli o delle noci creano una salsa dalla sapidità intrigante.

Il pesto è la salsa ligure per antonomasia e si ottiene pestando gli ingredienti a crudo in un mortaio. Il tutto viene poi diluito e amalgamato con olio evo per dar vita a una “poesia” che in Liguria condisce trenette e trofie.

 

Molto caro al palato straniero anche il riso al bergamotto. Un primo speciale che dalla Calabria conquista il mondo. Il suo tripudio agrumato, infatti, seduce e incanta. Non a caso questa pietanza è una vera e propria specialità a prova di bis.

E che dire delle famose lasagne alla bolognese? Il loro gusto pieno ammalia chiunque le assaggi stuzzicando la curiosità di chi ancora non ha visitato l’Italia. Un pasticcio in teglia realizzato con pasta all’uovo, ingentilito dalla salsa besciamella, che non perde il carattere deciso regalatogli da un ragù dalla forte sapidità.

 

Dal gusto rotondo delle lasagne al sapore tutto veneto dei risi bisi. Il piatto è realizzato con il riso di qualità Vialone Nano. Questa gustosa minestra veneta nasce da un soffritto a base di burro, cipolla, lardo, prosciutto e piselli. Un pietanza tradizionale perfetta da consumare in primavera e nei mesi invernali.

Adatto a tutte le stagioni è invece il crostino toscano, figlio di una cucina povera. Nata al tempo dei Medici, questa prelibatezza a base di pane e fegatini delizia i palati più diversi aprendo indimenticabili pranzi tradizionali.

 

Sempre nel nome della tradizione, la natalizia insalata di rinforzo che dalla Campania fa parlare di sé in lungo e in largo. Diventata piatto prediletto da americani e inglesi, questa specialità nasce da ricette contadine. Ogni famiglia ha la sua e la custodisce gelosamente. L’ingrediente principale sono le papaccelle, che abbinate alle alici, alle olive, ai capperi, al cavolfiore e ai cetrioli creano una vera sinfonia gustativa.

Dal sud al nord per incontrare i deliziosi canederli, gnocchi di pane di origine boema e austro-tedesca. Queste leccornie che hanno toccato il cuore del viaggiatore estero si realizzano con pane bianco ammollato nel latte e impastato con uovo, sale e pepe e, a seconda delle zone, vengono arricchite con carne tritata, fegato, lardo, formaggi e spinaci. 

Imperdibile anche il sugo all’Amatriciana, prelibatezza laziale che ha i suoi natali ad Amatrice. Una salsa rustica che piace molto agli spagnoli e che ha catturato il palato dei sudamericani.

Questo sugo si realizza con guanciale stagionato, peperoncino piccante o pepe nero, cipolla e pomodoro e s’impiega più che altro per condire i bucatini. Il tutto è accompagnato da una generosa spolverata di pecorino grattugiato.

 

 

Tra gli amori dei viaggiatori d’oltre confine anche un’altra salsa, questa volta di origine piemontese: la bagna caôda o bagnacauda. Un intingolo nato dalla combinazione di olio evo, aglio, alici e tartufi. In una convivialità molto scenografica, nella salsa vengono intinte le verdure, soprattutto i cardi.

Dalla penisola alla Sardegna dove troviamo i culurgiones de casu, squisitezza che racchiude i sapori e i profumi di un’isola che incanta. I culurgiones de casu sono fagottini di pasta riempiti di formaggio, conditi con un sugo semplice di pomodoro e con pecorino grattugiato. Una volta assaporati sono come il primo amore, non si scordano più.

 

Il cibo italiano piace molto all’estero: export 2016 da record a 38 mld, in crescita anche il 2017

Tra i settori di eccellenza del Made in Italy c’è quello agroalimentare che, secondo un rapporto della Coldiretti, ha segnato un vero record nel 2016, con un fatturato complessivo di 38 miliardi di euro nelle esportazioni e una crescita, rispetto all’anno precedente, del 3%.

Il successo del cibo italiano all’estero

La stima della Coldiretti è ottimista anche per il 2017, anno in cui continua la tendenza all’export per quanto riguarda tutti i prodotti dell’eccellenza agroalimentare italiana.
La sorpresa riguarda soprattutto l’esportazione di prodotti anche nei paesi che ne producono di simili, con altrettanto impegno, come avviene in Francia per il vino e lo champagne.
Il record raggiunto di 38 miliardi di euro significa che l’apprezzamento per il cibo italiano sta avendo un successo senza precedenti, anche a dispetto delle molte imitazioni, di cui lo stesso mercato è troppo spesso vittima.
La qualità tuttavia vince sulle imitazioni e lo provano i dati che si riferiscono ad alcuni prodotti in particolare, a cominciare dalla produzione dei vini.
L’aumento del volume di affari è stato calcolato in 5, 6 miliardi di euro, con un incremento anche in questo caso del 3%. I paesi maggiormente ricettivi sono stati l’Australia con un +14%, seguita dalla Francia, dove c’è stata una richiesta superiore del 5% rispetto all’anno precedente, quindi gli Stati Uniti con un +3% e infine la Spagna con un +1%.

Francia e Spagna sono esse stesse produttrici di vini rinomati, in particolare si fa riferimento allo champagne d’Oltralpe. Eppure anche in questo caso lo spumante italiano, che rappresenta il competitor storico, ha visto un incremento di richieste proprio dalla Francia addirittura del 57%. Una performance sorprendente che conferma l’impegno dei produttori italiani, i quali hanno ottenuto un risultato di vendite oltre ogni più rosea aspettativa.

Gli altri prodotti che hanno conquistato un’ulteriore fetta del mercato agroalimentare all’estero sono rappresentati dai formaggi, dove anche in questo caso la Francia si pone come uno tra i maggiori Paesi acquirenti, quindi l’ortofrutta, l’olio e i salumi.

I formaggi, che sono tra i prodotti più “taroccati”, come ha avuto modo di sottolineare anche Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti, hanno avuto un aumento delle esportazioni del + 7%, che tradotto in denaro rappresenta 2, 4 miliardi di euro.
Solo in Francia il formaggio italiano è stato esportato con un aumento dell’8%, e ancora più soddisfacente è stata la preferenza accordata al settore caseario italiano dalla Cina.

Sul mercato asiatico, rappresentato da questo Paese che si configura come la nuova e allettante frontiera dei commerci con l’Europa, l’aumento delle vendite ha toccato il +34%. Gli stessi cinesi non disdegnano di visitare il nostro Paese alla ricerca dell’eccellenza culinaria e dell’artigianalità e che, in alcuni casi, è unica al mondo.
Sempre in Cina sono aumentate anche le esportazioni del piatto italiano più conosciuto al mondo, come possono essere gli spaghetti, nonostante la storia narra che il gigante asiatico ne sia stato l’antesignano. Le compravendite della pasta sono aumentare del 16%.

Per i salumi c’è stato, invece, un incremento dell’8%, in particolare verso la Germania, patria del wurstel e dell’hamburger, con un +9% anche negli Stati Uniti. In quest’ultimo Paese la richiesta dei nostri salumi è aumentata del 19%, grazie anche alla fine del blocco, protrattosi per ben 15 anni, delle importazioni in questo settore, che aveva precluso la penetrazione dei prodotti italiani nel mercato oltreoceano. Altri dati sorprendenti riguardano Paesi come la Germania, la Gran Bretagna, la Svezia e l’Irlanda, verso i quali rispettivamente c’è stato un aumento di vendite di birra del 6%, 7%, 3% e 31%.
L’Irlanda, in particolare, ha segnato un’impennata stupefacente per la richiesta di questa bevanda, considerando che è lo stesso Paese produttore di una delle più famose birre al mondo.

L’olio italiano, nonostante i casi di xylella in una delle terre a maggiore produzione come la Puglia, ha visto un incremento delle esportazioni del 6%.

Le considerazioni di Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti su questi dati sono state entusiastiche, perché ha riconosciuto la grande valenza che i prodotti agroalimentari italiani hanno agli occhi degli stranieri.
Lo stesso ha auspicato un miglioramento di questi dati, anche in considerazione dei controlli più incisivi che dovrebbero essere fatti sulle imitazioni, spesso grossolane e facilmente riconoscibili.

Il mercato agroalimentare italiano all’estero subisce ogni anno un danno pari a circa di 60 miliardi di euro, a causa dell’uso indiscriminato e illegale di immagini, riferimenti geografici e addirittura denominazioni, che sfruttano il nome dell’Italia. Le stime parlano di circa il 60% di prodotti agroalimentari falsificati che si trovano oltre i confini nazionali, e nonostante questo, i dati di Coldiretti disegnano un quadro quanto mai positivo.

Gli antipasti tipici della cucina italiana

Ogni pranzo e ogni cena dovrebbero iniziare con un antipasto che stuzzichi il palato e che introduca le portate principali. Preparati con grande creatività già ai tempi degli antichi romani, gli antipasti appartengono non solo alla tradizione culinaria popolare ma anche a quella dell’alta gastronomia.

Con la rinascita economica degli anni Sessanta, gli antipasti hanno conquistato una posizione fondamentale nelle tavole del nostro Paese e sono oggi serviti all’inizio dei banchetti conviviali oppure come happy hour al momento dell’aperitivo.

Le ricette per preparare gli antipasti all’italiana sono spesso sfiziose e ricche di salumi, formaggi e verdure, che possono essere combinati in numerosi modi anche a seconda della diverse tradizioni regionali. Poiché la scelta è vastissima, per ogni occasione bisogna scegliere la preparazione più opportuna e curare non solo l’abbinamento dei sapori ma anche l’aspetto decorativo.

 

Tipicamente italiano e molto veloce da preparare è l’antipasto a base di affettati misti, come prosciutto crudo e cotto, salame, bresaola, pancetta e mortadella. Le fette possono essere disposte arrotolate oppure piegate in modo artistico su un grande piatto da portata ovale e possono essere accompagnate da verdure sott’olio, come melanzane, carciofi o peperoni, oppure da fette di formaggi misti stagionati e non. In piccoli cestini ricordarsi inoltre di disporre il pane tagliato a fette oppure i grissini su cui avvolgere i salumi.

 

Espressione dell’antipasto all’italiana ed associato spesso alle festività natalizie, il salmone affumicato rappresenta una appetitoso ingrediente utilizzato per realizzare antipasti semplici e veloci. Le fette del salmone possono essere disposte su triangolini di pan carré tostato e possono essere guarnite con caviale o uova di lompo e maionese. Tra gli antipasti più classici della cucina italiana e molto apprezzati soprattutto dai bambini, vi sono le pizzette, le focaccine, le sfogliatine e le torte salate. La realizzazione di queste ricette è caratterizzata da un impasto semplice e salato arricchito da una farcitura variabile, a base di carne, uova oppure di verdure. Servite fredde o ancora calde, queste preparazioni soddisfano tutti i palati e garantiscono un successo assicurato. Per riscoprire le proprietà delle verdure e preparare antipasti leggeri, zucchine, peperoni e pomodori possono essere impiegati come protagonisti principali per realizzare antipasti light ma senza rinunciare al gusto. Le zucchine, per esempio, possono essere utilizzate per realizzare delicati involtini farciti con crema di formaggio oppure servite su un vassoio con un semplice filo d’olio d’oliva. I pomodori e i peperoni possono invece essere scavati e riempiti con riso aromatizzato al prezzemolo e cotti al forno.

 

Infine, stuzzicanti ed appetitosi, gli antipasti fritti sono molto apprezzati per la croccantezza ottenuta con la frittura. In questa categoria di antipasti rientrano le crocchette di patate, le mozzarelline fritte e le polpettine. Quest’ultime sono molto versatili e possono essere realizzate utilizzando numerosi ingredienti, come zucchine, patate e spinaci oppure pesce e carne. Dopo la frittura in olio, le polpettine devono essere sgocciolate su carta assorbente e servite ancora calde.

La bontà dell’olio italiano

La bontà dell’olio italiano, e in particolare di quello extravergine, è nota in tutto il mondo. Il Bel Paese è uno dei maggiori produttori di questo “oro giallo”, che vanta proprietà organolettiche benefiche di primo livello e fa parte degli alimenti caratterizzanti della dieta mediterranea.

La raccolta e la lavorazione delle olive

In Italia si contano circa 400 tipi di olive diverse, dalle quale si ottengono altrettanti olii, ognuno dei quali è portatore delle caratteristiche del territorio, distinguendosi per sapore, odore, colore e retrogusto. L’olivicoltura italiana non è ancora completamente meccanizzata e in alcune zone la raccolta delle olive, specie nelle aziende a conduzione familiare, avviene ancora in modo tradizionale.
Nelle più moderne aziende agricole che commercializzano l’olio italiano, invece, il processo di raccolta è ormai completamente meccanizzato. Il vantaggio è la velocizzazione della lavorazione del frutto, entro un massimo di 12 ore dalla raccolta, per evitare che si inneschino i naturali processi di fermentazione delle olive. Una lavorazione del frutto così veloce aumenta il livello già alto della qualità, caratteristica preponderante ed esclusiva dell’olio italiano. L’olio extravergine di oliva ottenuto dagli uliveti italiani può presentare anche un’acidità inferiore al 1%, che denota un valore qualitativo di prim’ordine. Anche il retrogusto amaro o tendente al piccante indica un’alta presenza di polifenoli, alcune delle sostanze più salutari che si possono integrare nella dieta.

Oggi le regole comunitarie impongono che per avere la denominazione di olio extravergine di oliva, la lavorazione delle olive debba essere meccanica e la temperatura mantenuta sempre al di sotto dei 27°. Non è ammesso alcun tipo di riscaldamento del prodotto oleario o l’aggiunta di altre sostanze e olii e nella valutazione del grado di purezza, il valore al di sotto del quale non deve mai scendere è di 6,5. Se l’olio italiano d’eccellenza non presenta queste caratteristiche, non ottiene un marchio di qualità come quello extravergine. Tutto questo è una garanzia per i consumatori, certi di mettere in tavola il migliore prodotto per condimenti a crudo. Proprio l’uso a crudo dell’olio italiano è quello privilegiato dagli intenditori, per beneficiare delle sue proprietà ormai riconosciute a livello scientifico.

Il sapore che l’olio italiano conferisce ai piatti rispecchia la zona dove crescono le piante d’olivo e anche il profumo è una combinazione di fragranze eccellenti per esaltare qualsiasi pietanza. La bontà dell’olio italiano è tale da essere un ingrediente insostituibile nelle ricette di qualsiasi tipo, anche quando si tratta di cibi cotti. Bastano pochi minuti, poco prima che l’olio raggiunga il suo punto di fumo, per ottenere un sapore inconfondibile, persistente al palato e nello stesso tempo leggero. A crudo si gusta sulle insalate, sulle fette di pane tostato, sulla carne e sul pesce, fino ad essere consigliato anche come ingrediente principe della pizza e per i dolci come il pan di Spagna, che funge da base per qualsiasi tipo di torta.

Le proprietà salutari dell’olio italiano

L’olio italiano a tavola è noto anche perché è un alimento che aiuta a mantenersi in salute. Nel rispetto delle quantità consigliate dai nutrizionisti e dai dietologi, l’olio di oliva non può mancare per dare un apporto significativo, tra le altre sostanze, di vitamina E in particolare, ma anche di vitamina K, steroli e minerali, quali calcio, zinco, potassio, sodio e ferro.

Gli italiani che basano l’alimentazione sulla dieta mediterranea, avranno la sicurezza che, aggiungendo olio extravergine di oliva, potranno prevenire importanti patologie a carico del sistema cardio vascolare. Bastano 2 cucchiai di olio al giorno per abbassare i livelli di colesterolo cattivo (LDL) e mantenere le arterie sgombre da accumuli di grassi.
L’olio stesso, pur essendo a base lipidica, è un’ottima fonte di grassi “buoni” come gli Omega 3, che notoriamente combattono l’azione dei radicali liberi mantenendo l’organismo giovane più a lungo e in salute. Per questo gli è stato riconosciuto da diverse ricerche medico-scientifiche anche un potenziale antitumorale. Lo prova la minore incidenza di alcuni tumori delle popolazioni europee rispetto a quelle orientali. Oltre a mantenere l’organismo in buona forma, l’olio agisce anche sull’aspetto intellettivo, prevenendo una patologia come l’Alzheimer. È ottimamente tollerato dai diabetici, che possono anche sperare di abbassare i livelli di glicemia grazie a questo alimento completamente naturale e assai gustoso.

I più grandi salumifici italiani

Il nostro paese è uno dei principali produttori di salumi, di differenti tipologie, più o meno conosciuti e diffusi, famosi in tutto il mondo grazie all’intensa attività di distribuzione ed esportazione a livello globale.
Il prosciutto di Parma o di Norcia, il salame Milano, la coppa, la bresaola valtellinese, il lardo di Colonnata, la mortadella Bologna sono degli esempi di salumi italiani conosciuti ovunque e fortemente apprezzati.

Gli italiani sono un popolo che ama gli insaccati e l’Italia è uno dei paesi con il maggior numero di vendite di salumi.
Vediamo allora quali sono i più grandi salumifici italiani, con la maggior produzione di salumi e il maggior tasso di esportazione all’estero.

In vetta alla classifica vi è senz’altro il gruppo di Modena Grandi Salumifici Italiani che, con ben 14 stabilimenti in Italia e con un’esportazione in oltre 30 paesi, offre un’ampia varietà di salumi freschi di ogni tipo, con l’utilizzo di prodotti alimentari freschi e di primissima qualità e l’uso di tecnologie e attrezzature moderne e all’avanguardia.

La mortadella Due Torri di marchio Alcisa, la bresaola Senfter, il prosciutto cotto Casa Modena, i salami Cavazzuti, la finocchiona IGP toscana sono soltanto alcuni esempi dei salumi realizzati ed esportati, con ampia vendita anche in Italia, dai Grandi Salumifici Italiani che, grazie alla bontà dei salumi prodotti e alla vasta produzione, riesce a realizzare un fatturato tale da essere annoverata tra le principali aziende italiane con un indice di gradimento molto apprezzato in tutta Europa.

In Italia, esistono salumifici di notevoli dimensioni, fortemente industrializzati, che utilizzano tecnologie ed attrezzature all’avanguardia, accanto a salumifici artigianali, più piccoli o addirittura a gestione familiare, che si occupano della produzione di specifici insaccati a livello locale con differenti volumi di esportazione, molto spesso con una vendita circoscritta a carattere regionale.

Tra i più grandi salumifici italiani, oltre alla già ricordata azienda di Modena, si trova, nella zona marchigiana di Porto San Giorgio, lo storico salumificio Ciriaci che si occupa di allevamento di animali e produzione di salumi a livello industriale tra cui prosciutti, capocolli, ciauscolo e lonza. Nella città toscana di Siena ha sede il rinomato salumificio Viani che produce insaccati di ottima qualità, attraverso lavorazioni raffinate volte alla produzione di capocolli, salsicce stagionate, mortadelle e prosciutti crudi che è possibile trovare in molti supermercati italiani.

Nel nord Italia, vi sono innumerevoli salumifici specializzati nella produzione, vendita ed esportazione del tipico prosciutto di Parma e San Daniele, oltre ai salumifici del perugino e di Norcia con le loro specialità dei prosciutti nostrani stagionati, dei capocolli e delle salsicce secche.
I salami di Milano e di Macerata, i tipici salami saporiti e piccanti del sud Italia e il salame calabrese sono salumi made in Italy, molto apprezzati e venduti, prodotti nei numerosi stabilimenti e salumifici calabresi e pugliesi, quali ad esempio i salumifici Furina e Menotti.

In tutto il territorio nazionale esistono, dunque, molti salumifici che producono insaccati di ottima qualità e di ogni tipo, rifornendo i banchi di alimentari e supermercati ed esportando le produzioni all’estero.