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Verso il Natale 2016: il foie gras

Cari amici di CDA Market, in questa ultima tappa gastronomica “Verso il Natale 2016″ ci soffermiamo sul foie gras, uno dei simboli più noti della cucina francese e molto presente anche sulle nostre tavole, soprattutto durante le feste.

Questo prodotto può essere impiegato come ingrediente nella preparazione di alcune succulenti pietanze, ma il suo sapore così particolare fa sì che possa essere consumato molto spesso come materia principale, semplicemente abbinato a una tartina e a un buon bicchiere di vino.

Cos’è il foie gras

La legge francese definisce il foie gras come il fegato dell’oca o dell’anatra, alimentata forzatamente al fine di farlo ingrossare.
Il foie gras che arriva sulle nostre tavole proviene principalmente dalla Francia, soprattutto la parte sud-occidentale e in modo particolare dalla Dordogna, dove viene realizzato quello a marchio IGT (Indication Géographique Territoriale, il corrispondente francese al nostrano IGP).

Il foie gras può essere d’oca oppure di anatra. Quello d’oca è più raro, ha un sapore delicato ed è considerato più pregiato. Quello d’anatra, invece, ha un gusto più intenso, è più diffuso e meno costoso del primo. Inoltre, ci sono diversi tipi di foie gras a seconda della composizione del prodotto. Si passa dal foie gras entier, il più pregiato perchè composto solo da due fegati diversi, al paté de foie gras, formato per il 50% di foie gras. Il foie gras può anche essere cru (crudo), mi cuit (quando viene pastorizzato a 70°) e cuit (se è stato sterilizzato a 100°).

Come utilizzare il foie gras

Uno dei migliori modi per apprezzare il sapore del foie gras è quello classico su crostini, tartine o pan brioche abbinato a un ottimo vino. La tradizione consiglia un Sauternes, un Montbazillac o un Bergerace ma va benissimo anche un buon vecchio Barolo italiano.

Se, invece, si vuole impiegare il foie gras in qualche ricetta, sono da provare il risotto al nero di seppia con il foie gras, i ravioli ripieni di foie gras e mele conditi con una gustosa salsa a base di scalogno oppure delle semplici, ma altrettanto saporite, scaloppine di foie gras, accompagnate da un classico purè di patate. Le fette di foie gras devono essere scaldate in una saporita salsina composta da burro, salvia, brandy, funghi porcini e brodo di carne (preferibilmente di vitello).

Con questa ultima prelibatezza si conclude il nostro viaggio nella gastronomia, italiana e non, verso il Natale 2016. CDA augura a tutti buone feste!

Verso il Natale 2016: il salmone affumicato

Cari amici di CDA Market, oggi vi presentiamo una specialità particolarmente pregiata che non può mancare nel nostro percorso “Verso il Natale 2016”: il salmone affumicato.

Un alimento versatile, adatto a molte preparazioni diverse, ma il giorno di Natale lo possiamo servire semplicemente accompagnato da una tartina leggermente imburrata, il modo migliore per esaltarne il gusto ed apprezzarlo fino in fondo.

Un antipasto veloce da preparare, bello da vedere e di sicuro gradimento da parte di tutti che con il suo colore rosato, simile ad un fiore, mette allegria e vivacità in tavola ancora prima di assaggiarlo.

 Non bisogna esagerare nel consumarlo perché è un alimento particolarmente calorico, ma il salmone affumicato è anche ricco di omega 3, acidi grassi in grado di tenere sotto controllo il livello di colesterolo.

 Le caratteristiche del salmone

I salmoni sono pesci decisamente particolari: nascono in acqua dolce, presso le sorgenti dei fiumi, ma quasi subito li ridiscendono fino a giungere nell’Oceano Atlantico.

Qui crescono e diventano adulti, fino a raggiungere anche lunghezze di 1,5 m e quando arriva il momento di riprodursi ritornano al loro fiume, ne risalgono il corso controcorrente con poderosi balzi dentro e fuori e dall’acqua e vanno a deporre le uova nello stesso luogo in cui sono nati, in un ciclo vitale infinito. Esistono comunque anche alcune specie di salmoni che vivono sempre nell’acqua dolce di laghi e fiumi, per esempio in Finlandia e Russia.

Il salmone viene pescato prevalentemente in Canada, Scozia, Irlanda e Norvegia ma viene anche allevato un po’ ovunque nel mondo, anche in Italia, per far fronte all’elevata domanda del mercato. E qualitativamente, anche il salmone d’allevamento è ottimo e non ha nulla da invidiare a quello che si trova in natura.

Come si prepara il salmone affumicato

Una volta pescato, il salmone viene eviscerato, segue l’operazione di filettatura e successivamente il filetto viene posto sotto sale in contenitori di legno.

 A questo punto i metodi di affumicatura possibili sono due: a freddo o a caldo. Il primo tipo di lavorazione prevede che il salmone venga affumicato per circa 12 ore ad una temperatura mai superiore ai 20° C, il secondo metodo invece prevede l’affumicatura con legno di betulla a 120°C per i primi 20 minuti e poi a 80° C per le successive tre ore.

 Il salmone affumicato è acquistabile in buste sottovuoto più o meno grandi, dai 50 grammi in su a seconda del numero di commensali previsti.

 Se vogliamo fare un regalo speciale a qualcuno che ci è particolarmente caro, ricordiamoci di mettere una confezione di questo pesce prelibato nel cesto di Natale. Insieme ad una buona bottiglia di spumante e magari un panettone artigianale, porterà il gusto delle feste ovunque desideriamo.

Verso il Natale 2016: il panettone gastronomico

Cari amici di CDA Market, Natale è sempre più vicino e oggi vi vogliamo accompagnare alla scoperta di una specialità che è diventata ormai la protagonista delle tavole natalizie: stiamo parlando del panettone gastronomico.

Che cos’è il panettone gastronomico

Il panettone gastronomico è la versione salata del dolce natalizio per antonomasia, fatto con lo stesso impasto ma, ovviamente, senza uvette, canditi, glassa di zucchero o altre farce dolci.

Questo prodotto tipico del Natale, dopo la lievitazione e la cottura, viene suddiviso in tanti dischi orizzontali che vengono farciti con ingredienti e preparazioni diverse. In questo modo, nel momento in cui si taglia la classica fetta, ogni commensale riceve un assaggio di tutte le farce sovrapposte, in forma di tramezzino.

Il panettone salato è l’antipasto natalizio per eccellenza, in grado di soddisfare i gusti di tutti, grandi e piccoli, e di portare l’allegria in tavola.

Come si prepara e come si farcisce il panettone

La ricetta base prevede la preparazione di un impasto con farina, burro, latte, uova, lievito di birra, partendo dalla biga (cioè una piccola parte di impasto che servirà per far lievitare perfettamente tutto l’insieme) che deve riposare per dodici ore prima di poter essere usata.

Si aggiungono poi gli altri ingredienti, impastandoli bene per ottenere un panetto liscio ed omogeneo che va fatto lievitare per quattro ore coperto con pellicola trasparente. Trascorso questo tempo si lavora l’impasto, dandogli tutte le pieghe necessarie, e lo si pone nel classico stampo di carta, lasciandolo lievitare per altre quattro ore, finché non raggiunge il bordo dello stampo.

Si procede poi con la cottura in forno. A cottura ultimata il panettone gastronomico viene sfornato e lasciato a raffreddare, tenendolo capovolto, utilizzando gli appositi spilloni che impediscono alla calotta di toccare il tavolo e sgonfiarsi. Una volta raffreddato lo si pone in frigorifero in attesa di essere tagliato e farcito.

 Le farce possono essere le più diverse: gamberetti, insalata russa, crema di asparagi o di carciofi, affettati di vari tipi, formaggi morbidi e spalmabili in diversi gusti. E per una versione davvero ricca e gustosa, salmone affumicato e caviale.

Il re degli antipasti di Natale

Ma se non siete esattamente degli chef esperti nella realizzazione di prodotti lievitati, o se non avete il tempo di dedicarvi alla lunga preparazione necessaria, potete acquistare il vostro panettone gastronomico già pronto per essere messo in tavola, preferibilmente in una versione artigianale, il più possibile simile a quella casalinga.

 E se volete fare un regalo davvero gradito ad una persona speciale che vi è molto cara, potrete inserirlo in un cesto natalizio appositamente dedicato, magari abbinato ad un buon spumante e ad una scatola di ottimi cioccolatini. Sarà un regalo sicuramente gradito e apprezzato, che vi farà fare anche un’ottima figura.

Verso il Natale 2016: l’insalata russa

Carissimi amici di CDA Market, vi accompagnamo anche oggi in una nuova tappa del nostro percorso Verso il Natale 2016.

Come avete potuto vedere, tappa dopo tappa, le possibilità per riempire un cesto natalizio d’effetto e di buon gusto sono praticamente infinite. Ma oggi vogliamo parlarvi di un prodotto che magari non rientra in quelli canonici che ci vengono in mente come possibile regalo gastronomico, ma che è sicuramente sinonimo di freschezza e originalità: l’insalata russa.

Gli ingredienti dell’Insalata russa

L’insalata russa è un mix ben calibrato di maionese e verdure (di solito patate, carote e piselli, ma esistono diverse variazioni sul tema), soffice e dal gusto delicato, perfetta da presentare come antipasto durante il cenone della vigilia o il pranzo del giorno di Natale.

verdure

Ma dove e quando nasce questa prelibatezza?

Le origini sono abbastanza controverse, pare però che la teoria più attendibile sia quella che vede come inventore uno chef francese, Lucien Oliver, che nella seconda metà dell’ottocento si trovava al servizio del famoso ristorante Hermitage di Mosca. Da qui l’aggettivo russa rimasto ad identificare questo piatto particolare.

 Alcuni sostengono invece che l’origine dell’insalata russa, sia molto più antica, anche di qualche secolo. E che soprattutto l’insalata russa di allora fosse molto diversa da quella a cui siamo abituati oggi, in quanto all’epoca si era soliti prepararla anche con medaglioni di carne, crostacei e addirittura caviale nella sua versione più prelibata. Sicuramente un piatto per i signori e per le grandi occasioni.

Quale che sia la verità, oggi poco ci interessa. La cosa importante è poterci gustare questa bontà da sola o accompagnata a crostini di pane o altre pietanze.

La ricetta originale

Preparare l’insalata russa in casa non è molto difficile: la cosa più complicata è realizzare una buona maionese emulsionando insieme, aiutandovi con uno sbattitore elettrico, i tuorli d’uovo con un po’ di aceto, l’olio di semi aggiunto a filo ed il succo di limone. Ma se non siete abbastanza esperti potete utilizzare una maionese già pronta, di buona marca.

Dovete poi sbucciare le patate e pulire le carote quindi tagliarle e dadini. I piselli vanno semplicemente sgranati (se usate quelli surgelati saranno già pronti). Tutte le verdure vanno poi cotte al vapore, fatte raffreddare e mescolate alla maionese, eventualmente insieme ad un uovo sodo sbriciolato.

L’insalata russa a questo punto è pronta per entrare nel vostro frigorifero, conservata in un contenitore ben chiuso, e attendere il momento di essere servita.

L’insalata russa già pronta

Ma se non siete dei maghi dei fornelli, o se preferite dedicarvi ai vostri ospiti invece di trafficare in cucina, potete servire un’insalata russa confezionata ma di ottima qualità. La trovate già porzionata in comode vaschette o barattoli, fresca come appena fatta, di diverse marche.

 A voi rimane solo da scegliere la vostra preferita e metterla sul vassoio degli antipasti o aggiungerla ai vostri piatti per dargli quel tocco particolare in più.

Verso il Natale 2016: I Marron glacé

Cari amici di CDA Market, nel nostro cammino verso il Natale 2016 oggi incontriamo una delle ghiottonerie più squisite che esistano, cioè i marron glacé.

L’origine dei Marron glacè

L’origine dei marron glacé è controversa, ma di sicuro compaiono dopo il 1500 quando la disponibilità dello zucchero era diventata maggiore rispetto ai secoli precedenti.

Una teoria ne colloca l’invenzione alla corte del Duca di Savoia Carlo Emanuele I, in Piemonte quindi, dove le castagne sono sempre state di casa ed abbondanti, grazie all’inventiva di uno dei cuochi di palazzo. La seconda teoria, sulla scia del nome francese, invece li vede nascere a Lione in Francia.

Come si preparano

Quello che è certo è che il marron glacé è un particolare tipo di castagna, il marrone appunto, ricoperto da una spessa glassa di zucchero.

Detto così sembra facile, invece la realizzazione di questa bontà è lunga e laboriosa e prevede numerose fasi successive. Innanzi tutto bisogna selezionare i marroni migliori: vengono scelti solo quelli di maggiori dimensioni e senza difetti. Le castagne vengono quindi immerse in acqua per 9 giorni, per la prima fase di lavorazione detta novena, che serve a facilitare la rimozione della buccia e la pelatura.

marron-glace-preparazione

La sbucciatura si fa tramite un getto di vapore che penetra nella castagna attraverso un’incisione precedentemente realizzata nella buccia.

Una volta ottenuti i marroni perfettamente pelati, si passa alla cottura. I marroni vengono bolliti e l’acqua di cottura viene conservata, addizionata di saccarosio e bacche di vaniglia e utilizzata per la fase successiva, quella della canditura. L’acqua viene quindi scaldata a circa 70° C in modo da ottenere uno sciroppo denso in cui immergere i marroni. Per ottenere un risultato perfetto la canditura deve durare una settimana. Al termine, i marroni vengono posti ad asciugare, appoggiati sopra delle griglie, per circa 24 ore.

Infine si passa all’ultima fase quella della glassatura. La glassa viene preparata con acqua e zucchero a velo e lasciata riposare per un intero giorno. Viene quindi versata sui marroni che devono poi essere cotti nel forno per far cristallizzare perfettamente la glassa e dargli l’aspetto che tutti conosciamo. Ci vogliono quindi circa 20 giorni per ottenere il prodotto finito.

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Marron glacè interi e a pezzi

E’ facile capire quindi, che durante tutto il lungo procedimento di lavorazione, tanti marroni si rompono e non possono più essere confezionati singolarmente. Questo spiega, insieme alla lunghezza della preparazione, anche l’elevato costo di questo tipo di dolce.

I marroni interi, che arrivano indenni al termine della lavorazione, vengono confezionati in bustine singole oppure in scatole sullo stile di quelle dei cioccolatini, per preservarne la morbidezza e la fragranza. E diventano cosi un regalo invitante e gustoso, che ci farà sempre fare una bella figura, perfetto da inserire in un cesto natalizio assieme ad altre specialità.

I marroni rotti verranno confezionati e venduti a pezzi, ovviamente a minor costo rispetto a quelli interi, oppure utilizzati in pasticceria per altre preparazioni.

Visto che sono molto costosi, li potremo trovare anche in confezioni piccole, che ne contengono poche unità, ma per i più appassionati del genere ne esistono di molto grandi, in grado di soddisfare anche una incontenibile golosità.

 Non vi resta che scegliere il formato che fa per voi, o meglio, per la persona destinataria del cesto di Natale.

Verso il Natale 2016: lo champagne

Carissimi amici di CDA Market, ci siamo quasi, Natale è alle porte, non facciamoci cogliere impreparati: che Natale sarebbe senza un tappo da far saltare in segno di festa da un’ottima bottiglia magari di Champagne?

L’origine dello Champagne si perde nella storia, ma possiamo dire che il merito di averlo saputo valorizzare e rendere unico va ad un umile ma ingegnoso monaco, Pierre Perignon, detto Dom, cantiniere presso l’abbazia di Hautvillers nel nord della Francia che scoprì il modo per far mantenere al vino le tanto amate bollicine.

Non per nulla il suo nome è stato dato, in segno di stima e riconoscenza, ad uno degli Champagne più ricercati e di alto livello, il Dom Perignon appunto, che viene imbottigliato solo negli anni di miglior vendemmia e in quantità davvero limitate.

Come si produce lo Champagne

Lo champagne viene prodotto seguendo il metodo champenoise, utilizzando solo uve chardonnay, pinot noir e pinot meunier (la prima a bacca bianca, le altre due a bacca nera) raccolte esclusivamente a mano nel momento di migliore maturazione.

Dopo una pigiatura leggera il mosto viene avviato ad una doppia fermentazione. La prima, uguale a quella di qualsiasi altro vino, in botte mentre la seconda direttamente in bottiglia. È quest’ultima che dona allo champagne le sue caratteristiche ed inconfondibili bollicine.

Le diverse tipologie

In base alla quantità residua di zucchero che rimane nella bottiglia dopo la seconda fermentazione, lo champagne viene obbligatoriamente classificato in etichetta, dal tipo più secco a quello più dolce, con le diciture extra brut, brut, extra dry, sec, demi sec e douce.

 Facciamo attenzione a scegliere, per il nostro cesto, quello più adatto al gusto del destinatario del regalo. E teniamo presente anche che le varietà più secche sono adatte anche per pasteggiare e accompagnare antipasti, primi e secondi soprattutto di pesce, mentre le varietà dolci o semi dolci vanno assolutamente riservate al momento del dessert.

 Ma quali sono gli Champagne più famosi?

Abbiamo già parlato del Dom Perignon, prodotto da una delle maggiori aziende di champagne del mondo, la Moët & Chandon, che produce anche altri tipi di champagne, magari meno preziosi, ma sempre ottimi e di altissima qualità.

Il Veuve Cliquot deve la sua fortuna ad una donna, la moglie di Francois Cliquot prematuramente scomparso nel 1805. La vedova, appena vetisettenne prese in mano le redini dell’azienda e dopo solo 5 anni dopo ne fece la prima produttrice di champagne millesimato.

Anche il Laurent Perrier deve la sua fortuna alle donne, la vedova del cantiniere Eugene Laurent in primis, e poi alla figlia in una linea di successione tutta femminile.

Il Canarde Duchenne viene prodotto nel cuore del Pardo Naturale della campagna di Reims, dove sorgeva il feudo della casata che gli ha dato origine. Ma anche l’Hervé Mathelin, il Besserat de Bellefon, il Bollinger, il Delamotte, il Pommery e tanti tanti altri.

 Non avrete che l’imbarazzo della scelta, per presentare un regalo davvero speciale per una persona altrettanto speciale. I prezzi? Davvero variabili, da poche decine di euro per una normale bottiglia di produzione in serie a diverse migliaia per qualcosa di davvero esclusivo e raffinato. In alto i calici e buone feste!

Verso il Natale 2016: la frutta secca

Cari amici di CDA Market, eccoci di nuovo in cammino Verso il Natale 2016. E che feste sarebbero senza sgusciare e gustare dell’ottima frutta secca? Lo sapete che la frutta secca è ricca di vitamine, sali minerali e grassi polinsaturi? Tutti elementi fondamentali per il nostro organismo. Certo, non bisogna comunque eccedere nel consumo, perchè è anche ricca di zuccheri, quindi molto calorica. Ma un assaggio ogni tanto è sicuramente benefico per la salute e per il palato. Quindi anche questo prodotto tipico Italiano non può mai mancare in un cesto natalizio.

La frutta secca prodotta in Italia e non solo

In Italia abbiamo delle vere eccellenze in fatto di produzione di frutta con guscio, da nord a sud troviamo prodotti unici, ad Indicazione Geografica Protetta (IGP) che vale la pena assaggiare e regalare a Natale.

La nocciola del Piemonte (detta Tonda Gentile Trilobata) viene considerata la nocciola migliore al mondo. Perfetta per essere consumata da sola, sgusciata e mangiata, ma anche per essere trasformata in granella o utilizzata per creme spalmabili e dolci. La nocciola di Giffoni, di forma perfettamente sferica e dalla polpa bianca, è uno dei prodotti della Campania più esportati e molto apprezzati anche all’estero.

Le mandorle italiane sono quasi esclusivamente di produzione siciliana, con rare eccezioni. Utilizzate per produrre il marzapane e altri dolci tipici dell’isola, sono buonissime anche da sole, pelate o al naturale. Vengono usate anche per la produzione di una bevanda dolce di colore bianco, chiamata appunto latte di mandorle. Anche i pistacchi sono una produzione caratteristica della Sicilia, soprattutto della zona di Bronte. Molto usati in pasticceria e nella produzione di gelato, sono buonissimi tostati e salati oppure al naturale.

La varietà di noce italiana più pregiata è quella di Sorrento, ha frutti di colore chiaro, sapore gradevole e poco oleoso. È un prodotto molto apprezzato in pasticceria perchè i gherigli si possono estrarre facilmente dal guscio ancora interi.

Le arachidi sono invece un frutto poco coltivato in Italia, ma molto apprezzato, soprattutto dai bambini per la facilità di apertura del guscio. Basta infatti schiacciarlo con le dita, senza bisogno di schiaccianoci per raggiungere i frutti. Molto amata è la versione già sgusciata, tostata e salata, pronta per il consumo.

Nella categoria della frutta secca possiamo includere, oltre ai frutti con guscio, anche quella frutta fresca che viene essiccata e disidratata per essere meglio conservata. I frutti disidratati più conosciuti e consumati sono sicuramente i fichi secchi. Dolci ed invitanti, si conservano a lungo e sono sempre pronti per essere gustati. I migliori fichi secchi italiani sono, senza ombra di dubbio, quelli di produzione pugliese.

Le prugne secche italiane, con o senza nocciolo, più buone in assoluto sono quelle di Modena, raccolte al giusto livello di maturazione ed immediatamente essiccate, con un procedimento che può durare fino a 30 ore, e quindi successivamente confezionate.

 I datteri invece li importiamo dal Nordafrica. Dolci e zuccherini, dalla caratteristica a forma allungata, sono l’ideale per gustare qualcosa di diverso dal solito durante le feste natalizie.

Verso il Natale 2016: i salumi tipici italiani per un cesto natalizio

Cari amici di CDA Market, nel nostro appuntamento “Verso il Natale 2016” vogliamo accompagnarvi alla scoperta degli insaccati italiani che possono dare un vero tocco di originalità al vostro cesto natalizio.

Da nord a sud, i salumi tipici italiani

Cominciamo con un classico, il salame di Felino, prodotto in provincia di Parma, a Felino (da cui prende il nome) e in alcuni comuni limitrofi.  Questo insaccato è fatto con carne di puro suino e ha un sapore delicato. È l’antipasto per antonomasia, insieme al prosciutto di Parma e va tagliato a mano, in diagonale, in modo da ottenere fette ovali.

Il culatello di Zibello, considerato il miglior salume d’Italia, viene prodotto nel parmense, in una zona ben definita dal Consorzio omonimo.  La produzione avviene nei mesi invernali, da ottobre a febbraio, lavorando esclusivamente la carne della coscia del maiale. Segue la salatura e la stagionatura fino al termine dell’estate.

 Se volete dare al vostro cesto natalizio una nota di sapore dell’Alto Adige scegliete lo speck, un prosciutto crudo completamente disossato e affumicato con legna resinosa. Un ingrediente capace di trasformare tante ricette in piatti davvero speciali.

A Natale, naturalmente, non potranno mancare lo zampone e il cotechino di Modena, da servire in tavola accompagnati da una montagna di purè o da lenticchie simbolo di ricchezza e prosperità.

La bresaola della Valtellina è un salume prodotto con carne di manzo, salata e stagionata. Tagliata in fette sottili e condita semplicemente con del limone e delle scagliette di grana è una vera bontà.

Per chi ama i sapori più decisi e piccanti possiamo scegliere un prodotto del sud Italia ricco di peperoncino: la ‘Nduja calabrese. Si tratta di un salume un po’ particolare perchè non si taglia a fette ma si spalma sul pane, come una salsa.

Sempre in Calabria si produce la soppressata, un salame fatto con carne di maiale, pepe, finocchio in grani e tanto peperoncino che gli conferisce il tipico colore rosso/aranciato molto acceso.

Passiamo poi alla coppa piacentina che è prodotta con la carne del collo del maiale ed ha un sapore dolce dovuto alla ridotta quantità di sale che viene utilizzato e che viene anche leggermente speziata.

La finocchiona è un salume tipico della Toscana, prodotto con carne di maiale aromatizzata dal finocchio e dal vino rosso. Si taglia in fette rotonde molto grandi.

Sempre in Toscana troviamo il salame di Cinta Senese che è un insaccato che prende il nome da una razza particolare di maiali che hanno una striatura bianca sul mantello che ricorda una cintura. Ha un gusto ben carico e saporito.

Anche il lardo di Colonnata è una specialità originaria dell’omonimo paese sulle Alpi Apuane in Toscana. È lardo di suino, completamente bianco, al quale vengono aggiunte sale e di spezie, e che viene messo a stagionare in conche di marmo strofinate con l’aglio. Ha un sapore molto delicato e fresco e si consuma da solo, tagliato in fette sottilissime, oppure viene utilizzato per insaporire altre pietanze.

I cacciatorini, prodotto DOP del nord e centro Italia, sono dei salami di piccole dimensioni, morbidi e saporini. Devono il loro nome ai cacciatori che li portavano nella loro bisaccia e li consumavano come pranzo durante le battute di caccia.

E l’elenco potrebbe continuare a lungo, perchè i salumi italiani sono tantissimi, più di cento, la maggior parte hanno il marchio DOP o IGP che li rende unici. E unico sarà il vostro cesto, contenente almeno una di queste deliziose specialità.

Verso il Natale 2016: i formaggi tipici regionali per un cesto natalizio

Cari amici di CDA Market, in questa nuova tappa del nostro cammino Verso il Natale 2016 vogliamo parlavi dei formaggi tipici italiani. Ogni regione ne ha più d’uno, a pasta dura o a pasta molle, freschi o stagionati, aromatizzati, di latte vaccino, di capra o di pecora. Lungo tutto lo stivale sono centinaia le qualità di formaggi diversi che fanno grande la gastronomia italiana. Vogliamo qui presentarvene alcuni, particolarmente adatti ad essere inserite in un cesto natalizio invitante e di buon gusto.

I formaggi tipici regionali

 

Il Parmigiano Reggiano, tutelato dall’omonimo consorzio viene prodotto, nelle zone piu a sud della Pianura Padana, tra le provincie di Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna e Pavia. È un formaggio DOP ottenuto da latte vaccino crudo, senza l’aggiunta di conservanti. Viene posto a stagionare, in forme da 40 kg l’una, per almeno 24 mesi. Ottimo se mangiato a scaglie.

 La Fontina Valdostana, a pasta morbida ed elastica, viene prodotta esclusivamente con il latte di vacche di razza valdostana. È l’ingrediente base della fonduta.

 L’Asiago, originario dell’omonimo altopiano veneto, è un formaggio DOP dall’aroma dolce. Viene prodotto in forme da circa 15 kg l’una, ottenute tramite le tradizionali fascere e stagionato fino a due anni.

 Il Bagoss deve il suo nome al comune di Bagolino, in provincia di Brescia, che l’ha visto nascere. È un formaggio di montagna a pasta molto dura, prodotto con una ricetta di antica tradizione e il suo colore giallo è dovuto all’aggiunta di zafferano. Ha un sapore forte e deciso ed è ottimo fatto alla griglia.

 Il Montasio, tipico friulano, è un formaggio che si può consumare a più livelli di stagionatura. Quello più fresco è anche più morbido e più chiaro di colore ed ha un sapore più delicato.

 Il Pecorino meriterebbe un capitolo a sé, tante sono le varietà esistenti in Italia, lo troviamo infatti in quasi tutte le regioni, escluse solo quelle più a nord. Come dice il nome, è fatto con latte di pecora e può essere più o meno stagionato. Più la stagionatura è lunga e più il formaggio assume un profumo ed un sapore molto intenso e deciso. I pecorini più famosi sono quello toscano, quello romano e quello sardo, ma ne esistono molte altre varietà meno note ma altrettanto buone.

 

Il Puzzone di Moena ha un nome che è tutto un programma. È un formaggio vaccino di montagna prodotto in Alto Adige, invecchiata al massimo per 90 giorni. Ha un inconfondibile aroma molto pungente.

 Il Caciocavallo abruzzese ha la caratteristica forma a pera e deve il suo nome al fatto che le forme vengono messe a stagionare, legate due a due, a cavallo di pertiche sospese dove rimangono per circa un mese.

 Il Canestrato pugliese, cosi chiamato perchè stagiona dentro a canestri di giunco per tre mesi è tipico della zona compresa tra Foggia e Bari. Il giunco lascia delle caratteristiche striature sulla crosta del formaggio.

 L’elenco che vi abbiamo presentato non può sicuramente essere esaustivo dell’intera produzione nazionale: lo sapevate che in Italia esistono più di 450 tipi di formaggi diversi? E molti hanno ricevuto il marchio DOP e sono tutelati da consorzi che ne garantiscono la qualità.

Volevamo solo darvi qualche idea su cosa inserire nel cesto di Natale e magari farvi conoscere qualche specialità poco nota. Sta a voi adesso scegliere il prodotto più adatto in base al destinatario del cesto. Perchè un regalo personalizzato è sicuramente sempre più gradito.

Verso il Natale 2016: lo spumante

Cari amici di CDA Market, eccoci giunti, nel nostro percorso Verso il Natale 2016, a parlare di qualcosa di decisamente irrinunciabile per rendere le feste più briose e un cesto natalizio davvero completo: lo spumante.

Tutti amiamo le sue bollicine, il suo gusto e la sua freschezza. E anche la sua capacità di sposarsi con tutti i piatti e soprattutto con i dolci. Regalare una bottiglia di spumante è augurio di allegria e felicità, oltre che sinonimo di convivialità: non accompagnamento forse con un brindisi tutti i momenti più importanti della nostra vita? Dalle nascite ai matrimoni, dai compleanni alle tesi di laurea, agli anniversari c’è sempre una buona occasione per sollevare i calici e fare festa con i nostri cari.

 L’Italia, la patria dello spumante

L’Italia poi è la patria dello spumante e da nord a sud la produzione di bollicine è diffusa e variegata, oltre che decisamente rinomata. Alcuni spumanti sono più noti e facilmente reperibili, altri meno conosciuti, magari prodotti un po’ di nicchia, ma altrettanto meritevoli di essere presi in considerazione. Anzi, alcuni ci stupiranno decisamente.

Sicuramente, gli spumanti italiani più conosciuti al grande pubblico sono quelli piemontesi (Asti spumante, moscato d’Asti, Brachetto) e della Franciacorta in provincia di Brescia, bianchi o rosati, tanto che “il Franciacorta” (così viene etichettato) è diventato sinonimo di prodotto di ottima qualità, che nulla ha da invidiare al vicino champagne francese.

Quasi ogni regione italiana produce il suo spumante, o anche più d’uno, dal Trentino al Veneto, dalla Toscana all’Umbria, dall’Emilia alle Marche arrivando fino in Puglia, Campania e isole non c’è che l’imbarazzo della scelta. Non rimane altro da fare che assaggiarli tutti.

Come scegliere lo spumante da abbinare ai piatti che abbiamo scelto per il cenone di Natale?

E’ fondamentale tenere conto del tipo di spumante, l’etichettatura ce lo presenta come brut, extra-dry, dry, demi-sec e dolce a seconda della percezione dello zucchero in esso contenuto. Nel brut il residuo zuccherino è molto limitato, si va poi in crescendo fino allo spumante dolce in cui la presenza di zucchero è davvero evidente.

Gli spumanti brut e dry sono quindi perfetti per un aperitivo, per accompagnare gli antipasti, i primi piatti e i secondi di carne o pesce. I demi-sec e dolce sono invece adatti ad essere consumati insieme al panettone o altri dolci in generale. È opinione diffusa che lo spumante dolce sia di scarsa qualità, opinione che probabilmente nasce dalla qualità scadente di alcuni prodotti da supermercato. Ma uno spumante dolce o demi-sec di ottima fattura, scelto tra i migliori della nostra produzione nazionale non potrà deludere, anzi!

A ogni tipo di spumante il suo bicchiere

Quindi non dimenticate di fare un brindisi con amici e parenti per festeggiare il Natale e per accogliere con gioia il nuovo anno che verrà. Ma scegliete il bicchiere giusto: lo spumante secco e molto frizzante richiede il flute che, con sua forma allungata favorisce l’effervescenza delle bollicine. Gli spumanti millesimati vanno serviti nel calice a forma di tulipano, più largo alla base, mentre la coppa bassa e larga è perfetta per gli spumanti dolci. Tutte tipologie di bicchieri con lo stelo lungo per evitare di scaldare il prezioso contenuto con il calore delle mani. Non ci rimane che dire cin-cin!