Record esportazioni italiane nel mondo

 Le notizie che arrivano dalla Coldiretti fanno intravedere un panorama davvero incoraggiante per tutto ciò che riguarda il Made in Italy nel campo alimentare, tanto da parlare di vero e proprio record. Davvero roseo il quadro che emerge dalla lettura e dall’analisi dei dati relativi alle esportazioni dei primi mesi del 2018. Le quote delle esportazioni infatti non lasciano spazio alle interpretazioni, giustificando chi grida al record storico per i prodotti alfieri del Made in Italy nel settore agroalimentare.

A gennaio 2018, per la prima volta nella storia si sono superati i due miliardi e mezzo di euro. La cifra da sola forse potrebbe non essere esplicativa, ma basta metterla a confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente per capire qual è il reale impatto sull’economia nazionale: si è assistito a un incremento pari al 12,8 in punti percentuali sulle esportazioni.
I dati provengono da un’indagine a cura della Coldiretti, basata sull’analisi dei dati Istat che prendono in esame i numeri sul commercio estero nell’anno corrente. Un risultato che porta nuovo ossigeno in un momento in cui il cibo italiano ne aveva particolare bisogno. Il dato arriva a conferma di una potenziale ripresa del Made in Italy, che sembra così nuovamente in grado di contrastare le azioni provenienti dai responsabili delle frodi alimentari. Se si analizza il dato su un livello più generale, è possibile vedere come questo possa giocare un ruolo davvero importante per la ripresa economica dell’Italia, anche in termini occupazionali.

Se si prendono in esame le esportazioni nei confronti dei singoli Paesi è possibile vedere come l’Unione Europea sia in questo momento uno dei mercati di destinazione ideali per il cibo italiano. Il tricolore sulla tavola dei cugini dei paesi europei è stato particolarmente apprezzato nei primi giorni del 2018, tanto che la quota delle esportazioni dell’agroalimentare verso questo mercato occupa quasi i due terzi del totale.
Per quanto riguarda invece il mercato americano, che è da sempre uno dei principali estimatori dei prodotti del made in Italy agroalimentare, si registra un deciso calo. Questa flessione non interessa solo l’Italia e si deve in primo luogo alla politica estremamente protezionistica messa in piedi da Trump a partire da quando è salito al potere. I forti dazi imposti sull’agroalimentare preoccupano moltissimo agenti come la Coldiretti, perché gli Stati Uniti rappresentano ormai da anni il terzo mercato di riferimento per il cibo tricolore, preceduto solo da quelli di Francia e Germania.

È proprio quest’ultima a trainare in maniera netta le esportazioni italiane. Rispetto al gennaio 2017, quest’anno si è registrato un incremento di oltre dieci punti percentuali, con una quota che è arrivata a toccare quasi i quattrocento milioni di euro. Eppure non sono questi i dati più confortanti. In Francia, infatti, è dove si è assistito a un vero e proprio miracolo, con la quota delle esportazioni che è salita di quasi venti punti percentuali. 18,4% è infatti l’incremento, rispetto al gennaio 2017, delle esportazioni di prodotti agroalimentari italiani che hanno valicato le Alpi.

Lo scenario politico non influenza solo gli Stati Uniti: nel vecchio continente, infatti, a risentire principalmente nel mercato delle esportazioni è la Gran Bretagna, dove le paure e il futuro incerto legato alla Brexit hanno fatto sì che l’aumento rispetto all’anno precedente abbia registrato un misero 4,1%.

Secondo quanto affermato dal presidente nazionale della Coldiretti Moncalvo si prevede che la traiettoria dell’andamento dei mercati nazionali possa persino migliorare se si metterà in atto una politica volta a tutelare efficacemente dalle frodi derivanti dalla cosiddetta agropirateria. Questa vera e propria forza ha un fatturato stimato di oltre sessanta miliardi di euro l’anno, approfittandosi di tutto ciò che contraddistingue da sempre il made in Italy. Dalle immagini tipiche alle espressioni proprie, dalle ricette alle denominazioni: tutto quel che richiama anche solo alla lontana il Bel Paese viene associato a prodotti di fattura scadente e da considerarsi a tutti gli effetti taroccati. Essi non hanno nulla da spartire con le reali espressioni del Made in Italy e – sempre secondo Roberto Moncalvo – rappresentano il vero pericolo, l’unico davvero in grado di minare l’autorevolezza dei prodotti italiani all’estero.