Record di esportazione per i formaggi italiani

È una delle ragioni dell’intramontabile disputa tra Francia e Italia. No, non su chi si aggiuca il primato in ambito calcistico. L’annosa questione ha sempre riguardato la supremazia in ambito alimentare, con aree di amichevole contenzioso concentrate principalmente su due eccellenze dell’enogastronomia: formaggio e vino.

Eppure, stando a una delle recenti notizie che provengono dai dati della Coldiretti, questa disputa pare aver trovato una risoluzione e proprio i cugini d’oltralpe si sono resi autori di alcune manifestazioni di stima e rispetto per i formaggi italiani.
Come segnala la più recente analisi effettuata dalla Coldiretti, che prende in esame i dati Istat registrati nel primo semestre del 2017, saranno oltre 400 i milioni di chili di prodotti caseari italiani che vengono consumati all’estero. E la Francia? I dati sono sbalorditivi: le esportazioni oltralpe sono quasi raddoppiate e se si volge lo sguardo agli ultimi dieci anni, le nostre esportazioni verso la Francia sono cresciute del 94%. I francesi hanno cominciato a conoscere e apprezzare i nostri prodotti, che fanno sempre più spesso capolino sulle loro tavole assieme a monumenti gastronomici come Brie e Camembert. Se si confronta il dato rovesciando i due Paesi, si può notare come le nostre importazioni di prodotti francesi siano sostanzialmente rimaste invariate negli anni. Di fatto, quindi, la Francia ha finalmente riconosciuto ciò che noi sappiamo da molto.
Guardando al complesso dei dati della Coldiretti, la situazione sembra davvero molto incoraggiante. Infatti ci troviamo di fronte a un momento storico, in cui i nostri formaggi registrano il record degli export con un 7% in più rispetto all’anno precedente.
Quali sono gli altri Paesi che hanno seguito l’esempio della Francia? Una menzione d’onore merita certamente l’Olanda che sta conoscendo una vera e propria adorazione per il Pecorino. Il formaggio stagionato per eccellenza ha registrato nei Paesi Bassi un + 77% se si confrontano i dati con quelli del 2016.
Altri Paesi con forti tradizioni casearie nazionali, come la nazione elvetica, hanno recentemente mostrato un crescente apprezzamento per i prodotti italiani. In Svizzera infatti, il consumo di formaggi nostrani è aumentato di otto punti percentuali nell’ultimo anno, dato ancor più importante se si pensa alla crescita di tutto il decennio (+22%).
Lo stesso discorso vale per la Grecia, patria del buonissimo formaggio feta, dove il consumo di mozzarella ha superato i 40 punti percentuali in più nel 2017 rispetto all’anno precedente.
Altri estimatori dei nostri formaggi da record includono la sempre fedele Germania, che occupa il secondo posto tra i maggiori Paesi importatori del nostro prodotto caseario, seguita a ruota dalla Gran Bretagna.

Quali sono in assoluto le specialità made in Italy a cui non si può proprio rinunciare all’estero? Come è facile immaginare sono proprio loro, il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano, forse tra i simboli in assoluto più riconoscibili del Bel Paese. Essi ammontano, se presi in esame congiunti, al 21% del totale delle esportazioni e sono alla testa della classifica di tutti i prodotti caseari ad avere ottenuto il riconoscimento europeo della propria denominazione d’origine.
Tra i primi posti nella classifica delle esportazioni del made in Italy troviamo anche il Gorgonzola, molto apprezzato negli altri Paesi che sono familiari con i propri erborinati, il Pecorino Romano, apprezzato soprattuto nei Paesi di lingua germanica e anglosassone e – ovviamente – la mozzarella di Bufala campana.
Come accade con qualsiasi cosa diventi popolare, anche in altri settori, la fama e l’apprezzamento portano un lato della medaglia ben poco piacevole: il fiorire di imitazioni. Secondo la Coldiretti sono proprio i nostri formaggi al top della classifica delle esportazioni ad essere quelli preferiti in ambito di truffa alimentare.
Basti pensare ad esempio al parmesao brasiliano o al parmesan, diffuso negli Stati Uniti e in Canada: in tutti questi Paesi l’imitazione con il nome leggermente storpiato ha largamente superato il volume di acquisto del suo corrispettivo originale e tricolore.
Eppure, è la stessa Coldiretti a vedere un segnale particolarmente incoraggiante in questo segnale forte di ripresa che ha interessato il settore caseario, grazie anche all’obbligo – reso fattivo nell’aprile dello scorso anno – di apporre in etichetta la provenienza della materia prima, ossia del latte.