Export di cibo italiano in Russia in diminuzione

L’export di cibo italiano in Russia è tutt’ora in diminuzione, si evidenzia, infatti, nel mese di maggio 2018 un calo delle esportazioni pari all’11% in confronto allo stesso periodo nell’anno passato. A tal proposito, la Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti (Coldiretti) ritiene significativa la riapertura dei dialoghi fra il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin e il Presidente degli USA Donald Trump per realizzare i presupposti che permettano di oltrepassare le sanzioni e l’embargo totale russo su numerosi alimenti stranieri. Difatti, secondo la Coldiretti le esportazioni dei prodotti agroalimentari italiani verso la Federazione Russa nel primo quadrimestre del 2018 sono diminuite dell’1,2%.

Come se non bastasse, le conseguenti tensioni in ambito commerciale hanno reso problematiche anche le esportazioni di altre merci non colpite in maniera diretta dall’embargo e dalle contro sanzioni russe. Al riguardo, si riscontrano dei cali anche per le esportazioni italiane di merci provenienti, ad esempio, dal settore dell’abbigliamento, dell’arredamento, delle automobili e delle tecnologie, oppure per l’export di farmaci o di alimenti e bevande come l’olio, il caffè e il vino.

In particolare, il decreto del Cremlino di Mosca del 2014, recentemente prorogato fino all’anno 2019, prevede il divieto d’ingresso e, quando necessario, il relativo sequestro dei cibi prodotti dall’Unione Europea, dagli Stati Uniti d’America, dal Canada, dall’Australia e dalla Norvegia. Si tratta di prodotti come frutta, verdura, carne, pesce, insaccati e formaggi. Dunque, le spedizioni di prodotti Made in Italy verso la Russia sono state completamente cancellate con conseguenti perdite di guadagni e di immagine, danni alle operazioni commerciali, ai lavoratori, ai progetti in atto e ai rapporti economici ed anche con la circolazione sul mercato russo di prodotti agroalimentari ispirati a quelli italiani, ma di qualità ovviamente inferiore.

A questo proposito, bisogna evidenziare che le sanzioni subite dalla Russia ad opera degli Stati Uniti d’America e dell’Unione Europea hanno indotto la Federazione Russa non solo a mettere sotto embargo diverse merci e materie prime provenienti da questi stati, ma anche a prediligere la produzione in loco di numerosi prodotti agroalimentari. Al riguardo, la produzione in loco è una scelta che è già stata abbracciata dalla Germania e verso cui si è indirizzata anche la Francia. Ne sono un esempio il Gruppo Metro Cash and Carry tedesco e la catena francese di supermercati Auchan attivi da molti anni sul territorio italiano e a livello internazionale.

Le conseguenze delle sanzioni alla Russia

Secondo il Direttore Pier Paolo Celeste dell’Ufficio dell’Istituto Nazionale per il Commercio Estero (ICE) presente a Mosca, ossia l’organismo per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, il perdurare delle sanzioni alla Federazione Russa e delle contro sanzioni russe come ritorsione protrae le penalizzazioni ai danni delle aziende di Export italiane. Più nello specifico, fra gli anni 2013 e 2017 si sono registrate diminuzioni importanti delle esportazioni italiane nella Federazione Russa, in particolare di ortaggi e di carni lavorate, nonché una riduzione negli ultimi 2 anni della quota di mercato dei latticini Made in Italy che ormai ha raggiunto valore zero.

A tal riguardo, in base alle analisi effettuate sui dati rilasciati dalla dogana russa, le perdite derivanti dal calo delle esportazioni delle aziende italiane verso la Russia negli ultimi 5 anni si aggirerebbero intorno alla cifra di ben 780 milioni di euro. Dunque, le limitazioni e le sanzioni alla Russia da parte degli USA e dell’Unione Europea, soprattutto nel settore militare, petrolifero e finanziario, e le contro sanzioni russe costano alle esportazioni agroalimentari italiane perdite pari a circa il 28% ed un peggioramento degli scambi commerciali fra l’UE e la Russia.

Precisamente, si è passati dalla cifra di 1.069 milioni di euro per le esportazioni italiane effettuate prima del 2013 ai 768 milioni di euro attuali per l’export di cibo italiano in Russia, con una differenza di ben 301 milioni di euro. Per concludere, è opportuno sottolineare che la riduzione dell’export di cibo italiano in Russia negli ultimi anni è dovuta anche alla diminuzione della possibilità per il popolo russo di spendere denaro sia per la crisi economica da cui si stanno riprendendo che per la svalutazione della valuta russa, ossia il rublo.